Matteo Bocelli e il peso del nome: 'Ci prendevano in giro per papà'

Matteo Bocelli racconta la scuola tra punizioni, bullismo e pregiudizi. “Le offese ti rendono umile, anche i privilegi insegnano semplicità”

14 ottobre 2025 12:23
Matteo Bocelli e il peso del nome: 'Ci prendevano in giro per papà' -
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Nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, Matteo Bocelli ha raccontato i suoi anni di scuola tra birbanterie, punizioni e pregiudizi. Figlio del tenore Andrea Bocelli, ha spiegato come anche i figli dei “privilegiati” possano subire derisioni e giudizi, trasformando le ferite in insegnamenti di semplicità e resilienza.

Tredici note e una lezione che resta

Tra i banchi delle medie, Matteo Bocelli non era uno studente tranquillo. “Con la prof di storia e geografia me ne approfittavo, ero vivace, disturbavo”, ha confessato. Il risultato? Tredici note disciplinari consecutive, simbolo di un’adolescenza esuberante ma non ribelle. La punizione fu severa: un mese senza computer né videogiochi, solo libri e riflessione. “Potevo solo leggere. Non mi passava mai”, ricorda oggi con un sorriso. A imporre la sanzione fu il padre Andrea Bocelli, deciso a trasmettere disciplina e senso del limite. “Alla fine ha fatto bene”, ammette Matteo, riconoscendo che quella pausa forzata gli ha insegnato più di molte lezioni scolastiche.

Crescere diversi: i giudizi e il bullismo

Oltre alle marachelle, la scuola per lui fu anche il luogo del giudizio e del bullismo. “Ci chiamavano privilegiati, viziati. Facevano commenti sulla cecità del babbo”, racconta. Frasi dette con leggerezza, ma che a un bambino lasciano segni profondi. Essere “figlio di” significava anche essere bersaglio, non per le proprie azioni ma per ciò che si rappresentava. Matteo e suo fratello hanno dovuto affrontare il peso di un nome famoso e le aspettative che ne derivano. Oggi, tocca a sua sorella Virginia vivere esperienze simili: “Torna a casa in lacrime per ciò che le dicono i compagni”, confida. Di fronte al dolore della sorellina, Matteo prova a restituire ciò che ha imparato: “Cerco di spiegarle che anche le offesucce servono, ti rendono umile, ti aiutano a restare semplice”.

Un’educazione oltre i privilegi

Dietro la fama del cognome Bocelli, emerge una famiglia che ha fatto della normalità una scelta educativa. Matteo riconosce i vantaggi di essere cresciuto in un contesto agiato, ma non nega il rovescio della medaglia: “La differenza diventa spesso bersaglio. Non tanto il privilegio, quanto l’immagine pubblica che gli altri proiettano su di te”. Il suo racconto mostra come l’educazione non dipenda dal contesto economico, ma dal modo in cui si affrontano le difficoltà. Le parole, anche quelle più dure, possono essere trasformate in forza. “Ho imparato che le offese, se non ti schiacciano, ti insegnano chi sei davvero”, dice. Oggi, nel suo percorso musicale internazionale, Matteo porta con sé quella lezione: restare semplici nonostante tutto è la forma più alta di eleganza.

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