Maturità, addio alle strategie sui voti: il punteggio degli scritti arriva dopo l’orale
Riforma Maturità: i voti degli scritti saranno comunicati solo dopo il colloquio. Novità su commissioni, obbligatorietà prove e ruolo Invalsi.
La nuova riforma della Maturità approvata dal Consiglio dei Ministri introduce una modifica sostanziale: i punteggi delle prove scritte saranno comunicati solo al termine del colloquio. Una misura che punta a garantire maggiore serenità agli studenti, evitando scelte opportunistiche e restituendo centralità al percorso complessivo dell’esame.
Voti scritti solo dopo il colloquio
Il decreto-legge approvato il 4 settembre specifica, all’articolo 18, che l’esito delle prove scritte sarà reso noto solo dopo la conclusione del colloquio orale. La disposizione nasce dal bisogno di evitare che lo studente affronti l’orale con la pressione del punteggio già assegnato, scegliendo in alcuni casi di non presentarsi. Come sottolinea il Ministero, il nuovo ordine temporale mira a garantire un esame unitario, in cui il candidato si misuri fino alla fine senza logiche di calcolo. È un cambio di prospettiva che attribuisce al colloquio un ruolo più autentico, espressione del percorso didattico e formativo.
Le altre novità del decreto
La riforma non si limita al rinvio del voto scritto. Tra le misure più rilevanti, il ritorno alla denominazione storica di “esame di maturità”, che intende sottolinearne la valenza culturale e orientativa. Cambia anche la struttura delle commissioni: saranno composte da un presidente esterno, due commissari esterni e quattro interni, equamente distribuiti tra le classi abbinate. Confermata l’obbligatorietà di tutte le prove, scritti e colloquio, per la validità dell’esame. Infine, le prove Invalsi avranno funzione puramente orientativa: i risultati saranno inseriti nel curriculum solo dopo l’esame, in forma descrittiva e non numerica.
Una maturità più formativa e inclusiva
Il decreto vuole restituire alla Maturità il suo significato originario: non solo un esame conclusivo, ma un momento di sintesi del percorso scolastico e di orientamento futuro. Con la nuova impostazione, lo studente non è più chiamato a valutare se presentarsi o meno al colloquio sulla base dei voti scritti, ma a completare il proprio iter fino in fondo. Il messaggio è chiaro: la valutazione non deve limitarsi al risultato numerico, ma abbracciare conoscenze, competenze, responsabilità e capacità critica. Una svolta che intende rafforzare il senso educativo e culturale dell’esame più atteso dagli studenti italiani.