Muoversi per vivere: l’attività fisica in età adulta riduce del 40% il rischio di morte

L’attività fisica costante in età adulta riduce il rischio di morte fino al 40% e porta benefici significativi alla salute cardiovascolare e mentale.

18 luglio 2025 07:35
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Un ampio studio pubblicato sul British Journal of Sports Medicine ha confermato con forza quanto sia cruciale l'attività fisica anche in età adulta. L’indagine, condotta da un team di ricercatori dell’Università del Queensland a Brisbane, Australia, mette in luce una verità spesso trascurata: l’esercizio fisico costante è tra le strategie più efficaci per vivere più a lungo e meglio. Analizzando dati raccolti da oltre 85 studi, i ricercatori hanno evidenziato come la continuità nell’attività fisica riduca drasticamente il rischio di morte, soprattutto per cause cardiovascolari. Ma cosa significa “essere attivi” e quanto bisogna muoversi per ottenere benefici reali? Vediamolo nel dettaglio.

Un’analisi colossale: 85 studi e milioni di partecipanti

Lo studio, coordinato da Ruyi Yu e Gregore Mielke, si è distinto per la sua ampiezza e robustezza metodologica. Sono stati analizzati i dati di 85 studi longitudinali che hanno seguito, nel tempo, coorti con un numero di partecipanti variabile da poche centinaia fino a oltre 6,5 milioni di individui. L’obiettivo era chiaro: valutare l’impatto dell’attività fisica in diverse fasi della vita adulta e la sua relazione con la mortalità, sia per tutte le cause che per specifiche patologie come quelle cardiovascolari, oncologiche e legate alla salute mentale. La forza dello studio risiede proprio nella sua capacità di osservare l’effetto cumulativo dell’attività fisica, prendendo in considerazione le variazioni del comportamento motorio nel tempo, un aspetto spesso trascurato negli studi tradizionali.

Attivi sempre = rischio di morte ridotto del 40%

I risultati parlano chiaro: coloro che hanno mantenuto un alto livello di attività fisica durante tutta l’età adulta hanno mostrato una riduzione del rischio di mortalità per qualsiasi causa del 30-40% rispetto a coloro che sono rimasti inattivi o sedentari. Ancora più impressionante è il fatto che chi ha superato le soglie raccomandate di attività fisica settimanale ha sperimentato un’ulteriore riduzione del rischio del 20-25%. Questo suggerisce che non solo l’attività fisica è benefica, ma che fare di più rispetto al minimo consigliato porta a benefici incrementali, in una sorta di “bonus salute” legato al movimento.

Quanto dovremmo muoverci?

Secondo le linee guida attuali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli adulti dovrebbero svolgere:

  • 150-300 minuti a settimana di attività fisica moderata, oppure
  • 75-150 minuti a settimana di attività fisica vigorosa, oppure
  • Una combinazione equivalente delle due.

Il messaggio è semplice: ogni minuto conta. Anche un modesto incremento del movimento può avere effetti rilevanti. Lo studio mostra infatti che passare da uno stile di vita sedentario a un livello minimo di attività fisica riduce del 22% il rischio di morte.

Attività fisica: i benefici maggiori per il cuore e per il cancro

L’impatto positivo dell’attività fisica si è rivelato più marcato sulle patologie cardiovascolari, rispetto a quelle oncologiche. L’associazione tra esercizio fisico e riduzione della mortalità per cancro, infatti, è risultata meno solida e in parte inconcludente. Questo non significa che lo sport non abbia effetti anche sul rischio oncologico, ma piuttosto che le evidenze sono meno consistenti, forse a causa della grande varietà di fattori che influenzano l’insorgenza dei tumori (genetici, ambientali, alimentari, ecc.).

I limiti dello studio: soggettività e dati incompleti

Gli autori dello studio non mancano di evidenziare alcuni limiti metodologici:

  • La maggior parte degli studi inclusi si basava su autovalutazioni soggettive dell’attività fisica, che potrebbero risultare imprecise.
  • Solo pochi studi hanno esaminato la quantità cumulativa di esercizio o si sono concentrati in modo specifico sui decessi per cause oncologiche.

Tuttavia, sottolineano i ricercatori, questi limiti non inficiano la forza generale del messaggio: l’attività fisica ha un impatto profondo sulla salute pubblica e la sua promozione dovrebbe essere una priorità.

Un richiamo alla costanza: il vero segreto è la continuità

Un aspetto chiave emerso dalla ricerca è l’importanza della costanza nel tempo. Non basta “iniziare a muoversi”: per ottenere i massimi benefici è necessario mantenere uno stile di vita attivo nel lungo periodo. Questo significa che campagne di sensibilizzazione e politiche sanitarie dovrebbero puntare non solo a stimolare l’avvio dell’attività fisica, ma anche a favorirne la sostenibilità nel tempo, attraverso programmi accessibili, spazi pubblici adeguati, e il supporto di professionisti qualificati.

Muoversi è vivere

Il lavoro dell’Università del Queensland aggiunge un tassello fondamentale alle crescenti evidenze scientifiche che mostrano come l’attività fisica non sia un optional, ma una necessità biologica. Fare esercizio regolarmente non solo migliora la qualità della vita, ma può letteralmente salvarla. In un’epoca in cui la sedentarietà è diventata la norma, queste scoperte sono un forte invito all’azione. Camminare, correre, nuotare o andare in bicicletta: poco importa la forma, ciò che conta è farlo, e farlo sempre.

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