NEET che cercano lavoro: 1 su 4 è attivo, ma come?
Lo studio di Fondazione Gi Group rivela che i NEET che cercano lavoro (28%) usano soprattutto le reti di contatti personali, non i canali formali.
Non tutti i NEET sono inattivi. Un nuovo report di Fondazione Gi Group sfata il mito: circa il 28% dei NEET cercano lavoro attivamente. Ma quali canali usano? L'indagine "Dedalo" evidenzia una forte dipendenza dalle reti relazionali (famiglia e amici) a scapito dei canali istituzionali.
Ci sono anche i NEET che cercano lavoro: lo fa ben uno su quattro (circa il 28%)
Dal laboratorio Dedalo di Fondazione Gi Group, emerge un altro aspetto poco noto del fenomeno, che smentisce l’idea comune di giovani privi di iniziativa e sottolinea come dietro l’acronimo si nascondano storie e vissuti diversi che richiedono azioni mirate.
Milano, 4 novembre 2025 - Parlare di come i NEET cercano lavoro può sembrare un paradosso se ci si attiene all’immagine stereotipata dei giovani inattivi. La realtà, invece, è molto diversa: all’interno dei NEET infatti - come evidenzia anche la classificazione dell’Eurofound, tra gli standard di riferimento internazionali - si possono distinguere diversi sottogruppi, tra i quali disoccupati di breve periodo (da meno di un anno) e disoccupati di lungo periodo (da oltre un anno) che rappresentano circa il 28% del totale, e che sono invece attivamente alla ricerca di un lavoro.
Con quali canali? La modalità privilegiata è rappresentata dai contatti e dalle relazioni, primariamente con amici ed ex colleghi, attivate nel 72% dei casi, a cui seguono quelle con parenti e familiari (64%).
I dati emergono da un approfondimento del progetto “Dedalo – Laboratorio permanente sul fenomeno NEET”, realizzato da Fondazione Gi Group in partnership con l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, in collaborazione con ZeroNeet - il programma di contrasto al fenomeno dei Neet promosso da Fondazione Cariplo - e Fondazione Compagnia di San Paolo.
Conoscenze più che competenze
Nella ricerca di lavoro tramite contatti e relazioni non ci sono significative differenze tra uomini e donne, mentre per quanto riguarda l’area geografica di residenza si rilevano percentuali superiori al Sud e nelle Isole, e percentuali inferiori – anche di dieci punti – al Nord Ovest e al Nord Est.
Questi due canali sfruttano un sistema di conoscenze piuttosto che di competenze, come emerge dal fatto che perdono rilevanza al crescere del titolo di studio: per i laureati scendono, rispettivamente al 53% e al 48% a favore di altre modalità, quali sistemazione e invio del CV (70%) ed esame delle offerte (67%), mentre per chi ha un titolo di studio che arriva al più alla licenza media amici e colleghi, e parenti e familiari sono indicati rispettivamente dall’80% e dal 71% dei NEET che cercano attivamente lavoro.
Invio del CV ed esame delle offerte di lavoro attuati soprattutto al Nord Est e al Nord Ovest
In aggiunta ai canali relazionali, ci sono poi – con quote tra il 40% e il 60% - le azioni di ricerca diretta, ovvero mediante la propria candidatura, la consegna del CV, l’esame delle offerte, l’analisi delle inserzioni e degli annunci.
Significative le differenze territoriali: queste modalità sono infatti attuate in modo particolare dai giovani disoccupati del Nord Est e soprattutto del Nord Ovest, aree nelle quali l’esame delle offerte e l’importanza del CV, mediamente segnalate nel 60% e nel 62% dei casi, raggiungono rispettivamente l’80% e il 78%, con un gap di circa trenta punti percentuali rispetto al Sud e alle Isole.
Meno utilizzati i centri per l’impiego
Assai meno frequente è invece il ricorso ai canali intermediati. I centri per l’impiego vengono attivati, infatti, solo dal 29% dei NEET, con uno squilibrio territoriale tra il Nord Est, dove il canale, agli occhi dei rispondenti, è molto più efficace (36%), e il Nord Ovest, dove invece viene particolarmente sottovalutato (23%). Per questo canale si osserva una significativa correlazione negativa con la scolarità, dal momento che il suo utilizzo è molto più alto in chi ha un diploma (32%) o al più la licenza media (27%) rispetto a chi è laureato (22%).
Concorsi pubblici più considerati tra i laureati e al Sud
L’11% dei NEET, infine, prende in considerazione anche il canale dei concorsi pubblici: la domanda di partecipazione è superiore al Sud (15%) e inferiore nel Nord Est e nel Nord Ovest (4% e 7%), così come lo svolgimento effettivo delle prove previste dai concorsi, sebbene con tassi leggermente inferiori. La domanda risente anche in questo caso in modo sostanziale del titolo di studio, in quanto molto più frequente tra i NEET laureati (24%) che tra quelli che possiedono un diploma (11%) o con la sola licenza media (4%).
“Questi dati evidenziano, da un’ulteriore prospettiva, la necessità di approfondire il fenomeno nel nostro Paese e, a partire da una comprensione puntuale delle sue caratteristiche e delle diverse vulnerabilità che attraversano la fascia di popolazione giovanile, definire azioni mirate capaci di accompagnare i giovani NEET verso il reinserimento nei percorsi di studio, formazione e lavoro” – afferma Chiara Violini, Presidente di Fondazione Gi Group - “Lo strumento dell’orientamento, oggetto di riforme e al centro del dibattito non solo sui NEET, deve essere considerato una leva di uguaglianza sociale, in grado di offrire pari opportunità di supporto a tutti i ragazzi e le ragazze. Non possiamo, come Paese, delegare alle sole famiglie o alle reti di conoscenza il compito di orientare i giovani nella costruzione del proprio percorso professionale, così facendo, rischieremmo di limitare il potenziale di chi, già in una condizione di marginalità, cresce in contesti meno ricchi di stimoli e opportunità.”