Occupazioni scolastiche, Sasso (Lega): 'No ai docenti ideologizzati'
L'onorevole Sasso (Lega) condanna le occupazioni, definendole "bullismo politico" e chiede che chi rompe paghi, criticando i dirigenti.
La stagione delle occupazioni scolastiche a Roma si chiude con la conta dei danni e aspre polemiche. L'onorevole Rossano Sasso (Lega) interviene duramente, criticando il "bullismo politico" che nega il diritto allo studio alla maggioranza. Sasso punta il dito contro la "cultura sessantottina" e chiede responsabilità individuali per i danni, con il principio "chi rompe paga".
La critica al "bullismo politico"
Al termine del periodo delle proteste studentesche negli istituti della capitale, emerge una dura presa di posizione politica che infiamma il dibattito. L'onorevole Rossano Sasso, esponente della Lega e figura chiave nella Commissione Cultura della Camera, ha espresso una condanna netta e senza appello del fenomeno delle occupazioni. La sua analisi, diffusa tramite un lancio dell'agenzia ANSA, descrive un bilancio che definisce "fallimentare" sotto molteplici aspetti.
Sasso sottolinea con forza come il danno principale non sia limitato alle sole strutture fisiche, spesso vandalizzate, ma risieda nella palese negazione del diritto allo studio per la stragrande maggioranza degli studenti non coinvolti. Secondo il deputato, una minoranza organizzata impone la propria volontà, costringendo i compagni a interrompere le lezioni per giorni. Questo comportamento viene etichettato da Sasso come "bullismo politico", un'azione di forza che quest'anno, secondo le sue dichiarazioni, si sarebbe mossa anche "nel nome della difesa di Hamas".
Occupazioni e la responsabilità di docenti e dirigenti
L'attacco dell'onorevole Sasso non si limita agli studenti autori materiali delle proteste, ma si estende significativamente al mondo degli adulti, chiamati in causa per una presunta connivenza. Il deputato leghista identifica una responsabilità "morale" e culturale che affonderebbe le radici in una certa "cultura sessantottina", la quale, a suo dire, tenderebbe a giustificare o minimizzare queste azioni illegali. Sasso critica apertamente quelli che definisce ironicamente "mamme e papà progressisti dei licei in Ztl", accusati di difendere e incoraggiare queste pratiche.
Tuttavia, l'aspetto più incisivo della sua critica tocca direttamente il personale scolastico. Sasso denuncia la presunta complicità o, quanto meno, l'eccessiva passività di alcuni educatori. Si riferisce esplicitamente a "docenti e dirigenti scolastici ideologizzati", i quali "ahimè talvolta" consentirebbero o non contrasterebbero con la dovuta efficacia le occupazioni, venendo meno al loro ruolo istituzionale e di garanzia.
Danni e il principio "chi rompe paga"
Oltre alla questione fondamentale del diritto allo studio e alle responsabilità ideologiche, l'onorevole Sasso pone l'accento sui costi economici concreti derivanti dalle occupazioni. La conta dei danni materiali – banchi rotti, attrezzature distrutte, atti vandalici – apre inevitabilmente il dibattito su chi debba farsene carico. Il capogruppo della Lega in Commissione Cultura respinge fermamente l'idea di una responsabilità collettiva e indifferenziata.
Sasso critica aspramente la prassi di alcuni Dirigenti Scolastici (DS) che, di fronte ai danneggiamenti, finiscono per chiedere contributi a tutte le famiglie, anche a quelle degli studenti che non hanno partecipato. Per il deputato, questa è la strategia sbagliata. Egli invoca un netto cambio di rotta, basato sul principio della responsabilità individuale e diretta: "chi rompe paga". Devono essere, secondo Sasso, i singoli responsabili a rispondere economicamente.