Pagare per insegnare: la storia di una precaria in Puglia
In Puglia una docente precaria denuncia di aver dovuto restituire parte dello stipendio per accumulare punteggio in graduatoria.


In Puglia, una docente racconta a Repubblica.it l’esperienza di dover restituire parte dello stipendio per ottenere punteggio utile nelle graduatorie. Una pratica drammatica che mette in luce le difficoltà dei precari tra contratti instabili, competizione e sogni di stabilizzazione.
Pagare per lavorare: il compromesso della precaria
Secondo il racconto della docente, per ogni anno di servizio in una scuola paritaria spettavano 12 punti da accumulare in graduatoria, ma l’ottenimento del punteggio richiedeva un compromesso economico. Dei 900 euro pattuiti per il lavoro, la docente ne tratteneva solo 300, mentre i restanti 600 venivano restituiti “sotto banco” ai titolari dell’istituto. Questa pratica, pur irregolare, veniva vista come necessaria per non restare esclusi dalla progressione di carriera e avvicinarsi a una cattedra nella scuola statale.
La precarietà come normalità
La vicenda riflette un quadro noto tra i precari: contratti frammentati, incarichi non regolari e lunghe attese per l’assegnazione delle cattedre. Il punteggio accumulato nelle scuole paritarie rappresenta spesso l’unica possibilità di migliorare la posizione in graduatoria e aumentare le chance di incarico nella scuola pubblica. Chi entra in questo circuito si trova a vivere una precarietà costante, tra orari estesi, lavori a rischio e compromessi economici.
Stabilizzazione lontana e fragilità della categoria
Per molti insegnanti precari, la stabilizzazione resta un traguardo difficile da raggiungere. La combinazione di contratti brevi, competizione serrata e pratiche opache rende la carriera docente una sfida quotidiana. Le storie come quella raccontata dalla docente pugliese mostrano quanto sia fragile il percorso dei precari, spesso costretti a scelte estreme per conservare il lavoro e continuare a insegnare.