Paolo Crepet: 'La maturità? Una farsa, i ragazzi non crescono perché nessuno sa più dirgli no'

Crepet critica la scuola e l’educazione moderna: i giovani non sanno gestire i no, vietare i cellulari è utile ma servono adulti responsabili

21 giugno 2025 08:16
Paolo Crepet: 'La maturità? Una farsa, i ragazzi non crescono perché nessuno sa più dirgli no' - Paolo Crepet
Paolo Crepet
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Paolo Crepet interviene sul senso della maturità e sull’educazione degli adolescenti. Critica la scuola, denuncia l’assenza di limiti nell’educazione familiare e appoggia il divieto di cellulari in classe, ritenendolo utile ma non risolutivo. Servono adulti coraggiosi capaci di dire no per davvero

Maturità senza maturità: il paradosso educativo

Secondo Paolo Crepet, la scuola ha smesso di essere un’agenzia educativa e non è più in grado di valutare la reale maturità dei ragazzi. “Sfido chiunque a dire se un ragazzo sia maturo solo perché scrive 20 righe su una traccia”, afferma lo psichiatra. Per lui, l’esame di Stato è ormai privo di senso rispetto al reale percorso umano degli studenti. La scuola – osserva – non riesce più a comprendere profondamente chi siano i ragazzi, né a offrir loro strumenti per affrontare la vita. Il concetto stesso di maturità viene svuotato e ridotto a prestazione formale.

Crepet: generazione fragile, incapace di tollerare i no

Crepet denuncia una crescente incapacità dei giovani di tollerare la frustrazione. Anche piccoli ostacoli quotidiani – un brutto voto, un’amicizia delusa, un messaggio ignorato – possono provocare reazioni sproporzionate. La responsabilità, spiega, è di un contesto che ha imbottito i ragazzi di benessere e consensi, senza mai proporre limiti. “Se a 13 anni vuoi la birra a una festa, qualcuno deve dirti di no, ma oggi nessuno ha il coraggio di farlo”, insiste Crepet. E quei no mancati diventano un vuoto educativo che compromette la crescita.

Crepet: il divieto di cellulari è una misura utile

Crepet si dichiara favorevole alla recente proposta ministeriale di vietare l’uso dei cellulari nelle scuole, ritenendola “una scelta saggia”. Numerosi studi dimostrano che lo smartphone genera ansia, stress e compromette le relazioni tra pari. Il divieto non risolve i problemi educativi alla radice, ma può rappresentare uno strumento di protezione e prevenzione, favorendo un ambiente scolastico più sano. Non serve a “prevenire i delitti”, ma aiuta a costruire una crescita armonica, educando all’autocontrollo e al rispetto.

Violenza e social: un linguaggio sempre più diffuso

Infine, Crepet riflette sul tema della violenza giovanile. “La violenza è sempre esistita, ma oggi ha trovato nei social un amplificatore formidabile”, osserva. I linguaggi digitali hanno reso la sopraffazione una modalità di comunicazione ordinaria, spesso vissuta come gioco o sfida. Anche il male verbale, secondo Crepet, è una forma concreta di violenza. Il messaggio finale è chiaro: vietare i cellulari è utile, ma solo se accompagnato da una vera assunzione di responsabilità educativa da parte degli adulti, genitori e insegnanti inclusi.

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