Pensionati Italia, INPS: ecco i dati sulla spesa complessiva in Italia
L'analisi dell'INPS sui pensionati in Italia. Aumenta la spesa totale, ma resta forte il divario di genere negli importi degli assegni.
L'INPS ha pubblicato i dati sui pensionati in Italia al 31 dicembre 2024. Il numero totale supera i 16,3 milioni, con una leggera crescita. Aumenta anche la spesa pensionistica complessiva, che sfiora i 364 miliardi di euro. L'analisi evidenzia una maggioranza di donne tra i beneficiari, ma una netta disparità negli importi. Gli uomini, infatti, percepiscono il 56% della spesa totale.
Il quadro generale delle pensioni nel 2024
L'ultimo aggiornamento dell'Osservatorio statistico dell'INPS, basato sui dati del Casellario centrale dei pensionati, fotografa lo stato del sistema italiano al 31 dicembre 2024. I numeri mostrano un sistema in lieve espansione: le prestazioni pensionistiche in vigore hanno superato i 23 milioni, segnando un incremento dello 0,4% sull'anno precedente. Più marcato l'aumento della spesa annua complessiva, che ha raggiunto i 364 miliardi di euro (+4,9% sul 2023). I beneficiari, ovvero i soggetti che ricevono almeno un assegno, sono oltre 16,3 milioni di persone (+0,5%). In media, ogni pensionato riceve 1,4 prestazioni. Il 68% dei titolari ha una sola pensione, mentre il restante 32% cumula due o più trattamenti. Questa struttura del cumulo è fondamentale per comprendere la spesa.
L'analisi dei pensionati in Italia: il divario di genere
Un aspetto cruciale che emerge dall'analisi sui pensionati in Italia riguarda le differenze di genere. Sebbene le donne rappresentino la maggioranza numerica dei beneficiari (poco più del 50%), la distribuzione della spesa non rispecchia questa proporzione. Gli uomini, infatti, assorbono il 56% della spesa pensionistica totale. Questo squilibrio deriva dal divario retributivo accumulato durante la vita lavorativa, che si traduce in assegni medi significativamente diversi. Un uomo pensionato riceve, in media, 25.712 euro lordi all'anno. Una donna, invece, si ferma a 19.140 euro. Si tratta di una differenza del 34%, che evidenzia una persistente disparità economica anche nella fase post-lavorativa.
Le tipologie di prestazioni: previdenza e assistenza
Analizzando la natura delle prestazioni erogate, la stragrande maggioranza, pari al 77,2%, rientra nell'ambito strettamente previdenziale. Si tratta cioè di assegni maturati sulla base dei contributi versati, come le pensioni di vecchiaia (il gruppo più numeroso con 11,4 milioni di titolari), le pensioni di invalidità previdenziale (890mila beneficiari) o le pensioni ai superstiti (reversibilità, 4,2 milioni di percettori). Le prestazioni di natura assistenziale costituiscono invece il 20,2% del totale. Queste ultime sono finanziate dalla fiscalità generale e includono assegni sociali, pensioni di guerra e indennità civili, destinate a sostenere chi è in difficoltà economica o presenta specifiche disabilità. Il restante 2,7% è formato da rendite di tipo indennitario.
Il cumulo degli assegni e la distribuzione territoriale
Un fenomeno diffuso è il cumulo di diverse prestazioni. Ad esempio, quasi tre titolari di pensione di vecchiaia su dieci ricevono anche altri tipi di trattamento. Il cumulo è ancora più frequente tra i percettori di pensioni ai superstiti (68%) e tra i titolari di invalidità previdenziale (quasi la metà). Anche tra i beneficiari di prestazioni assistenziali (3,9 milioni) il 48% riceve altri assegni. Geograficamente, il Nord Italia gestisce la quota maggiore del sistema, con il 47,7% dei pensionati e il 51,1% della spesa. L'importo medio nel Nord supera del 7,1% la media nazionale. Il Mezzogiorno assorbe il 28% della spesa, mentre il Centro si ferma al 20,9%, mostrando una chiara spaccatura economica territoriale.