Pensioni a rischio per la crisi demografica: i dati Istat sono desolanti

L'Italia invecchia: più centenari e meno nascite mettono in crisi il sistema delle pensioni. I dati Istat confermano lo squilibrio demografico.

17 novembre 2025 13:00
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L'Italia affronta una seria sfida demografica. Gli ultimi dati Istat mostrano un Paese con sempre più centenari, oltre 23.500, e sempre meno neonati, con un calo record delle nascite. Questo squilibrio strutturale tra invecchiamento della popolazione e denatalità genera forte preoccupazione per la tenuta del sistema sociale ed economico, mettendo a rischio la sostenibilità delle pensioni e del servizio sanitario.

Il boom della longevità in Italia

I dati Istat aggiornati al primo gennaio 2025 delineano un panorama demografico in profonda trasformazione, evidenziando una crescita esponenziale della popolazione ultracentenaria nel territorio italiano. Attualmente, si contano 23.548 residenti che hanno superato il secolo di vita, con un incremento notevole di oltre duemila unità rispetto alla rilevazione dell'anno precedente, confermando una tendenza ormai strutturale. Questa tendenza alla longevità è un fenomeno consolidato, se si considera che nel 2009 i centenari erano poco più di 10mila, indicando un raddoppio (130%) in soli sedici anni. L'analisi demografica rivela inoltre che l'invecchiamento avanzato è prevalentemente femminile (l'83% dei centenari), e crescono anche i semi-supercentenari (724 persone oltre i 105 anni).

Il crollo delle nascite e l'impatto sulle pensioni

Sul fronte opposto, la situazione della natalità continua a destare forte preoccupazione, creando uno squilibrio demografico che minaccia la sostenibilità del sistema sociale ed economico italiano. Nel 2024 i nati residenti in Italia sono stati appena 369.944, quasi 10mila in meno rispetto all'anno precedente, segnando un nuovo minimo storico che prosegue anche nel 2025. Il numero medio di figli per donna è lontano dal tasso di sostituzione (2,1 figli) necessario a garantire il ricambio generazionale, attestandosi a 1,18 nel 2024. Questo sbilanciamento mette a dura prova la tenuta del sistema previdenziale a ripartizione, dove i lavoratori attivi finanziano le pensioni di chi ha terminato l'attività lavorativa.

Conseguenze future: sanità e carenza di manodopera

Le proiezioni demografiche indicano un rapporto di dipendenza sempre più critico: già oggi, a fronte di 100 persone in età lavorativa (15-64 anni), ci sono quasi 40 over 65, con stime che superano i 70 entro il 2050. Questo invecchiamento accelera inevitabilmente la domanda di cure e servizi, comportando un aumento della spesa sanitaria pubblica e privata per gestire malattie croniche, non autosufficienza e assistenza domiciliare. Nel frattempo, il mercato del lavoro rischia una carenza strutturale di manodopera giovanile e qualificata, un fenomeno già visibile in diversi settori strategici. Entro il 2040 la forza lavoro italiana potrebbe ridursi di oltre 3 milioni di persone, con effetti negativi evidenti su produttività, innovazione e competitività del Paese.

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