Piano ricercatori Bernini, FLC CGIL: 'Poche risorse e molta delusione'
Il nuovo Piano ricercatori delude la FLC CGIL: pochi fondi, esclusione dei precari storici e numeri insufficienti per Università e gli Enti di ricerca.
Il Piano ricercatori proposto dal governo sta deludendo le aspettative del mondo accademico. La manovra prevede risorse limitate per Università ed Enti, co-finanziando poche posizioni. Restano esclusi migliaia di contratti precari in scadenza, una scelta che sta scatenando nuove proteste.
Un quadro allarmante per il reclutamento
La situazione attuale del reclutamento accademico è estremamente critica: tra il 2024 e il 2026 scadranno complessivamente oltre 35.000 contratti, includendo migliaia di RTDa e una massa enorme di assegni di ricerca. Il nuovo intervento governativo giunge successivamente a un pesante blocco del turnover fissato al 75%, una scelta politica che ha già sottratto circa 50 milioni di euro agli atenei italiani. Le misure attuali, purtroppo, non risolvono l'emergenza ma appaiono come un palliativo insufficiente. Si assiste a una compressione delle facoltà assunzionali che penalizza l'intero sistema della conoscenza, lasciando nell'incertezza il futuro della ricerca pubblica italiana.
I limiti del Piano ricercatori per gli atenei
Per il settore universitario si prevedono circa 50 milioni di euro spalmati su due anni per co-finanziare nuove posizioni da Ricercatori in tenure track. Tuttavia, è fondamentale notare che i costi graveranno per oltre la metà direttamente sui bilanci degli atenei. I bandi saranno accessibili esclusivamente a chi possiede contratti in scadenza nel biennio 2025-26, escludendo ingiustamente i precari storici e chi ha terminato il servizio negli anni precedenti. Si stimano appena 1.600 posti, numeri esigui rispetto al reale fabbisogno del sistema. Sorprendentemente, anche le università non statali riceveranno fondi specifici inediti per assumere il personale PNRR.
Risorse esigue per gli Enti di Ricerca
Anche per gli Enti Pubblici di Ricerca lo scenario è decisamente scoraggiante: sono stati stanziati appena 8,8 milioni di euro che copriranno circa 240 posizioni totali. Si tratta di un netto passo indietro rispetto ai fondi garantiti in passato, come i 10,5 milioni destinati al CNR, utilizzando ora un meccanismo che erode le risorse degli enti. A fronte di oltre 10.000 precari PNRR a rischio espulsione, questo intervento parziale genera un inevitabile sconforto. La mobilitazione prosegue per chiedere un piano straordinario che garantisca un reale allargamento degli organici e la necessaria stabilizzazione del personale.