Precari della ricerca, FLC CGIL: zero fondi, domani mobilitazione a Roma
La FLC CGIL e i movimenti dei precari ricerca protestano a Roma contro una Legge di Bilancio senza risorse per le stabilizzazioni.
La FLC CGIL e i movimenti dei precari della ricerca pubblica annunciano una manifestazione nazionale a Roma. L'evento si terrà l'11 novembre in Piazza Capranica. La protesta contesta la Legge di Bilancio 2026, accusata di non stanziare alcuna risorsa per la stabilizzazione dei 6.000 lavoratori precari del settore e di dimenticare la ricerca pubblica.
L'agitazione dei precari ricerca a Roma
La mobilitazione dei lavoratori della ricerca pubblica si sposta nella capitale. Domani, 11 novembre, la FLC CGIL ha indetto una manifestazione nazionale. L'appuntamento è fissato per le ore 10:00 in Piazza Capranica, nel centro di Roma. A scendere in piazza saranno i rappresentanti sindacali insieme ai movimenti dei precari degli enti pubblici di ricerca (EPR). L'obiettivo della protesta è esprimere un forte dissenso contro le attuali politiche governative. Nello specifico, il mirino è puntato sulla proposta di Legge di Bilancio per il 2026.
Secondo i sindacati, la manovra finanziaria ignora completamente le necessità del settore. La ricerca pubblica italiana attende da tempo risposte concrete, che sembrano non arrivare. Questa manifestazione rappresenta un nuovo capitolo nella vertenza che coinvolge migliaia di professionisti. I lavoratori chiedono il riconoscimento del loro ruolo e la fine di una lunga stagione di instabilità contrattuale. La scelta di Roma come sede della protesta nazionale sottolinea la volontà di portare il dissenso direttamente all'attenzione delle istituzioni centrali. La FLC CGIL si fa portavoce di un malcontento diffuso nel comparto.
La manovra finanziaria e l'assenza di fondi
Il cuore della contestazione risiede nei numeri, o meglio, nella loro assenza. La Legge di Bilancio non prevede stanziamenti per le stabilizzazioni. Il dato allarmante, sottolineato dalla FLC CGIL, è chiaro: zero risorse per i precari. Si stima che siano circa 6.000 i lavoratori negli enti pubblici di ricerca attualmente con un contratto a termine. Questi professionisti rischiano di vedere interrotta la loro continuità lavorativa e di ricerca. Il sindacato denuncia come, dopo anni di promesse da parte di vari esponenti del Governo, la situazione sia giunta a un punto di stallo.
Le dichiarazioni passate sull'importanza strategica della ricerca per il Paese non trovano riscontro nei fatti. L'assenza di investimenti strutturali nella manovra finanziaria viene vista come un segnale negativo. Oltre alla mancanza di fondi per stabilizzare il personale, si critica l'assenza di risorse per il sostegno generale alla ricerca. Il sistema nazionale della ricerca pubblica si sente trascurato dalle scelte politiche attuali e teme per il proprio futuro operativo.
Il futuro del PNRR e il blocco del turn over
La situazione è aggravata da ulteriori misure contenute nella bozza della manovra. Viene confermato il blocco del turn over al 75% anche per l'anno 2026. Questa misura limita fortemente la capacità degli enti di ricerca di assumere nuovo personale stabile. Si crea così un ostacolo al necessario ricambio generazionale e all'immissione di nuove energie nel sistema. Inoltre, vi è forte preoccupazione per il PNRR. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sta volgendo al termine. Secondo la FLC CGIL, la conclusione del PNRR avviene senza un seguito programmatico.
Mancano investimenti strutturali e piani di assunzione di personale che diano continuità ai progetti avviati. Il personale precario degli EPR si sente "totalmente dimenticato" dalle decisioni dell'Esecutivo. Per queste ragioni, i sindacati e i movimenti annunciano che la mobilitazione non si fermerà. La protesta di domani è solo l'inizio di un percorso di lotta che continuerà fino all'ottenimento di risorse specifiche. L'obiettivo finale resta la stabilizzazione di tutti i precari e un finanziamento adeguato per l'intero sistema della ricerca pubblica italiana.