Pubblico impiego, fuga dal Nord: il carovita frena i lavoratori
Il carovita al Nord spinge migliaia di dipendenti pubblici a tornare al Sud. Un'analisi su stipendi, costi e le conseguenze per il sistema Paese.
Il fenomeno della migrazione al contrario. Secondo i dati riportati nell'ultimo DATAROOM di Milena Gabanelli sarebbero migliaia i lavoratori del pubblico impiego che lasciano il Nord Italia per tornare al Sud. La causa principale è il carovita, che erode stipendi uguali su tutto il territorio nazionale, rendendo insostenibile la vita nelle regioni settentrionali per molti dipendenti statali. Un esodo che solleva interrogativi sul sistema retributivo del Paese.
I numeri dell'esodo verso Sud
Ogni anno, a fronte di 121 mila persone che si spostano al Nord per lavoro, ben 63 mila fanno il percorso inverso. Si tratta in gran parte di dipendenti pubblici che, dopo alcuni anni di servizio, chiedono il trasferimento verso il Meridione. Nel 2024, i poliziotti che hanno richiesto di tornare al Sud sono stati 9.387, contro i soli 2.441 che hanno chiesto di spostarsi al Nord. Anche nel comparto scuola si registra lo stesso trend, con oltre 10 mila domande di mobilità verso le regioni meridionali. Simile la situazione per il personale di Poste Italiane, dove il 67% delle richieste di cambio sede punta al Meridione, con Sicilia e Campania in testa.
Carovita: un divario netto tra nord e sud
La spinta principale a questo controesodo è il differente costo della vita. Secondo l'Istat, un single al Nord spende in media 2.111 euro al mese, cifra che scende a 1.580 euro al Sud. A fare la differenza non è la spesa alimentare, ma il costo della casa, che incide per quasi la metà del budget mensile. Tra affitto, bollette e manutenzione, un residente in Lombardia spende in media 1.019 euro, contro i 691 euro di un campano. Anche i trasporti pesano diversamente sugli stipendi uguali su base nazionale: spostarsi al Nord costa in media 187 euro al mese, quasi il doppio rispetto al Sud.
Stipendi inadeguati e fuga di competenze
Mettendo a confronto la busta paga con le spese medie, emerge un quadro critico. Un impiegato Inps con uno stipendio di 1.750 euro netti, in Lombardia non riesce a coprire le spese mensili. Lo stesso vale per un insegnante (1.769 euro) o un poliziotto (1.931 euro). Questa situazione non solo costringe il personale a sacrifici, ma genera anche una fuga di competenze dal Nord. A differenza del settore privato, dove le retribuzioni sono più alte nelle aree più costose, il pubblico impiego non adatta gli stipendi, incentivando i lavoratori a tornare nelle loro regioni d'origine per una vita più sostenibile.