Rapporto ISTAT: abbandono scolastico al 9,8% e 448 mila studenti in meno nel 2022/2023
Nuovo rapporto ISTAT sull’istruzione in Italia: abbandono scolastico al 9,8%, meno studenti e forti disuguaglianze sociali e territoriali.


Il nuovo rapporto ISTAT dipinge un quadro preoccupante sull’abbandono scolastico e sul sistema formativo italiano. Il calo della natalità, il livello d’istruzione dei genitori e le disparità territoriali influenzano in modo diretto l’accesso e la permanenza nel sistema educativo. Tra i dati più significativi spicca l’uscita precoce dal percorso scolastico di quasi un giovane su dieci e una perdita di oltre 448 mila studenti in soli cinque anni.
Italia indietro rispetto all’Europa
Nel 2023, solo il 65,5% degli adulti italiani tra i 25 e i 64 anni ha conseguito almeno un diploma di scuola superiore, ben lontano dalla media europea del 79,8%. Paesi come Germania e Francia superano l’83%. Ancora più marcato il divario nella percentuale di laureati: 21,6% in Italia contro il 35,1% della media UE.
La carenza di percorsi terziari professionalizzanti e il basso numero di diplomati penalizzano soprattutto i giovani tra i 25 e i 34 anni, che faticano a raggiungere i livelli d’istruzione dei coetanei europei.
Istruzione terziaria: obiettivo europeo ancora lontano
Nel 2024, solo il 31,6% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ha completato un percorso di istruzione terziaria, ben al di sotto dell’obiettivo UE del 45% da raggiungere entro il 2030. Le donne registrano percentuali migliori (38,5%) rispetto agli uomini (25%).
Anche la cittadinanza incide fortemente: tra gli italiani la quota arriva al 34,4%, mentre tra i giovani stranieri si ferma al 13,4%. A livello territoriale, il Mezzogiorno è in ritardo con il 25,9%, contro il 34,5% del Nord e il 35,1% del Centro.
Abbandono scolastico: quasi un giovane su dieci lascia gli studi
Nel 2024, il 9,8% dei giovani tra 18 e 24 anni abbandona la scuola senza un diploma di scuola superiore. Il fenomeno è più diffuso tra gli uomini (12,2%) rispetto alle donne (7,1%), e colpisce maggiormente il Mezzogiorno (12,4%), mentre il Nord si attesta all’8,4% e il Centro all’8%.
Tra i giovani stranieri, il tasso di abbandono scolastico sale al 24,3%, soprattutto tra chi è arrivato in Italia in età adolescenziale. Il livello d’istruzione dei genitori incide in modo significativo: il 22,8% dei figli di genitori con al massimo la licenza media abbandona gli studi, contro il 5,3% di chi ha almeno un genitore diplomato e appena l’1,2% se il genitore è laureato.
Calo demografico e meno studenti nelle scuole
Il crollo delle nascite incide in modo diretto sul sistema scolastico. Nell’anno scolastico 2022/2023 si contano 448 mila studenti in meno rispetto al 2018/2019. Il calo interessa tutti gli ordini scolastici, in particolare infanzia e primaria.
In controtendenza, cresce il numero di studenti stranieri, che oggi rappresentano l’11,2% del totale. Il tasso di scolarità resta alto tra i 15 e i 19 anni (87,1%), ma cala al 81,1% tra i 17 e i 18 anni, al termine dell’obbligo scolastico. Dopo i 18 anni, l’abbandono scolastico raggiunge l’8,3%.
Anche il genere incide sulla scelta scolastica: il 64,7% delle ragazze sceglie il liceo, mentre il 39,6% dei ragazzi si orienta verso istituti tecnici. Le ragazze sono ancora sottorappresentate nei percorsi tecnico-scientifici.
Università e ITS: l’Italia investe poco nell’istruzione terziaria
Nel 2022, hanno conseguito il diploma 506 mila studenti, con un tasso di promozione del 96%. Tra chi ha scelto di proseguire, l’87,8% si è iscritto all’università, mentre solo una piccola parte ha optato per percorsi Afam o ITS Academy.
Il tasso di conseguimento di titoli terziari resta basso: 56,4 per mille in Italia, contro 65,6 per mille nella media UE. Il divario è ancora più evidente nelle discipline STEM, dove l’Italia si ferma a 18,5 per mille.
Serve una strategia educativa più equa e inclusiva
Il rapporto ISTAT evidenzia criticità strutturali nel sistema educativo italiano. L’abbandono scolastico, il calo demografico e le disuguaglianze sociali e territoriali ostacolano il diritto allo studio e limitano le opportunità per le nuove generazioni. Per invertire questa tendenza, servono politiche concrete: più investimenti nell’istruzione, maggiore attenzione alle famiglie in difficoltà e un rafforzamento dei percorsi formativi professionalizzanti. Solo così l’Italia potrà garantire un futuro equo e competitivo per i suoi giovani.