Riforma Istituti Tecnici in quattro anni: perché eliminare l’ora di religione è pericoloso?

La riduzione del percorso scolastico a quattro anni negli istituti tecnici comporta l’eliminazione dell’ora di religione cattolica. Quali sono le conseguenze?

20 maggio 2025 22:59
Riforma Istituti Tecnici in quattro anni: perché eliminare l’ora di religione è pericoloso? - Riforma degli istituti tecnici
Riforma degli istituti tecnici
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La riforma degli istituti tecnici e professionali, che prevede la riduzione del ciclo scolastico a quattro anni, è stata presentata come un aggiornamento necessario per avvicinare la scuola italiana agli standard europei. Tuttavia, tra le modifiche più controverse, si segnala l’eliminazione dell’ora di religione cattolica, una scelta che molti ritengono miope e potenzialmente dannosa per la formazione integrale degli studenti. Non si tratta semplicemente di una questione oraria, ma di una decisione che incide profondamente sul significato stesso della scuola come luogo di crescita personale e riflessione.

Una visione della scuola ridotta a centro di addestramento tecnico

Con la nuova impostazione, la scuola rischia di essere percepita sempre più come uno spazio in cui sviluppare competenze tecniche a discapito delle dimensioni umane, culturali e spirituali. L’ora di religione, presente nella maggior parte degli istituti scolastici italiani e frequentata da oltre l’80% degli studenti, ha sempre rappresentato un’occasione per affrontare temi esistenziali, etici e sociali. Ridurre questa opportunità equivale a trascurare il bisogno, sempre più urgente, di offrire agli studenti strumenti critici e valoriali per interpretare il mondo. In un tempo segnato da disorientamento e individualismo, la formazione non può escludere la dimensione interiore e relazionale della persona.

Riforma Istituti Tecnici: libertà educativa e ruolo formativo dell’insegnamento religioso

L’insegnamento della religione nelle scuole italiane non è catechismo, ma una disciplina fondata su un protocollo condiviso tra Stato e Chiesa. Offre spazi di confronto interculturale, stimola la riflessione sulla cittadinanza consapevole e promuove una spiritualità laica e inclusiva. Tagliare questa ora significa non solo limitare la libertà educativa delle famiglie, ma anche privare gli studenti di un tempo prezioso per interrogarsi sulla propria identità, sui valori e sulle responsabilità sociali. Inoltre, questa misura compromette la stabilità professionale di migliaia di insegnanti, che rischiano una sensibile riduzione delle ore lavorative senza garanzie di ricollocamento.

Il futuro della scuola non passa dai tagli, ma da scelte lungimiranti

Una scuola veramente innovativa non si costruisce con tagli lineari, ma con scelte che mettono al centro la formazione completa della persona. L’educazione non può essere subordinata unicamente alle esigenze del mercato del lavoro. Come ricordava don Lorenzo Milani, “la scuola è fatta per l’uomo, non per il mercato”. Difendere l’ora di religione significa proteggere uno spazio di dialogo, cultura e relazioni autentiche, dove studenti e insegnanti possano crescere insieme. Qualsiasi cambiamento duraturo e positivo dovrebbe nascere dal confronto con chi la scuola la vive ogni giorno: docenti, educatori e studenti, non solo dirigenti e tecnocrati. In un contesto educativo complesso e in continua evoluzione, dare più tempo a ciò che forma davvero rappresenta la vera sfida della modernizzazione.