Scuola e donne: tra burnout, stress e diritti ancora negati

La scuola è al centro del dibattito su burnout, parità e salute mentale: per le donne insegnanti servono tutele concrete e un vero cambio di rotta.

15 luglio 2025 22:10
Scuola e donne: tra burnout, stress e diritti ancora negati - Rischio Burnout
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Durante il congresso Equalpro sul lavoro delle donne nella scuola e nel pubblico impiego, esperti, sindacalisti e rappresentanti istituzionali hanno affrontato i nodi critici legati a stress, burnout e salute mentale delle lavoratrici, con un focus particolare sulle docenti. Il contesto scolastico italiano, caratterizzato da un’elevata età media del corpo docente e da un’alta percentuale di donne, si conferma un ambiente ad alto rischio psicofisico. La fragilità di tutele, la mancata conciliazione tra vita privata e professionale e l’assenza di riconoscimento delle patologie professionali aggravano ulteriormente una situazione già compromessa. Il convegno ha posto l’accento sull’urgenza di interventi normativi e culturali per restituire dignità, sicurezza e reale parità alle donne che lavorano nella scuola.

Burnout e salute mentale: la scuola come ambiente ad alto rischio

La media d’età dei docenti è di 54 anni. Per molte donne coincide con la menopausa, periodo durante il quale il rischio di depressione aumenta di sei volte”. Con queste parole il dottor Vittorio Lodolo D’Oria, medico specialista in malattie professionali degli insegnanti, ha aperto il suo intervento al congresso Equalpro. Secondo il medico, oltre l’80% delle malattie legate al lavoro scolastico è di natura psichiatrica. La causa? “Il rapporto continuo e insistito con l’utenza: una condizione relazionale permanente che porta lo stress anche a casa, dove spesso sfocia in conflitti familiari”.

Salute mentale prima della parità formale

“È più importante garantire la salute dei lavoratori o inseguire un’idea astratta di parità di genere?” ha provocatoriamente chiesto Lodolo D’Oria. “Serve partire dal riconoscimento delle patologie professionali degli insegnanti. Non si tratta di chi lava i piatti in casa, ma di comprendere e documentare un disagio profondo”. Il medico ha denunciato l’assenza di uno studio retrospettivo nazionale sui casi di burnout e stress da lavoro correlato, proponendo un'indagine epidemiologica ufficiale per raccogliere dati fondamentali oggi trascurati.

Un appello alla politica e ai sindacati per salvare la scuola

Lodolo D’Oria ha ricordato che nel 2011 fu redatta un’interpellanza parlamentare sul tema, con la collaborazione dell’attuale ministro dell’Istruzione. “Ma dal 2022 non è stato fatto nulla, e questo per me è motivo di grande amarezza”, ha dichiarato. Tra le soluzioni indicate, la strutturazione di questionari e programmi di formazione rivolti sia ai docenti sia ai dirigenti scolastici, che necessitano di un adeguato supporto medico-legale. “Le priorità? Occorre porre l’attenzione sulle donne: questa è la vera parità di genere”, ha concluso.

Marcello Pacifico (Anief): “È tempo di conciliazione lavoro-famiglia”

Nel suo intervento conclusivo, Marcello Pacifico, presidente di Anief, ha ribadito la necessità di “conciliare i tempi dei lavoratori con le esigenze familiari”. Ha denunciato l’assenza di una normativa euro-unitaria sul tema e sollecitato una riforma strutturale. “Abbiamo lottato su precarietà, stipendi e burnout. Ora è il momento di garantire la dignità del lavoro, anche attraverso una concreta armonizzazione tra vita professionale e personale”.

Un sistema ancora sbilanciato: la testimonianza delle esperte

Maria Vittoria Marongiu, dirigente Aran, ha sottolineato il persistere di stereotipi culturali che confinano le donne in ruoli assistenziali: “Manca una vera cultura della parità, anche nella gestione familiare e nella cura degli anziani. Il lavoro agile può rappresentare una svolta, se ben gestito”. Daniela Rosano, segretaria generale Anief, ha evidenziato il carico di cura che grava sulle donne: “Quando un cittadino ha gravi problemi di salute, nell’82% dei casi è una donna a occuparsene in esclusiva. Se lavora, è costretta spesso a scegliere tra il lavoro e la famiglia, perché le norme non la tutelano”.

Francesco Cavallaro (Cisal): “Serve una nuova agenda europea per le donne nel pubblico impiego”

Il segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro, ha evidenziato come le lavoratrici nella pubblica amministrazione siano ancora penalizzate dal punto di vista economico e dei diritti. “Dobbiamo portare queste istanze anche in Europa. L’Unione deve capire che è ora di agire per garantire reale equità”.

Il ruolo delle istituzioni: parla il Governo

Ad aprire il congresso è stata Paola Frassinetti, sottosegretario all’Istruzione, che ha riconosciuto il ruolo cruciale delle donne nel settore pubblico, oggi profondamente trasformato dall’intelligenza artificiale. “Il nostro compito – ha dichiarato – è valorizzare il lavoro femminile e creare percorsi più flessibili per non costringerle a scegliere tra carriera e famiglia”. Frassinetti ha inoltre confermato l’impegno governativo per il doppio canale di reclutamento, strumento pensato anche per combattere la supplentite che coinvolge ogni anno oltre 200.000 docenti precari, di cui almeno 150.000 donne. “La digitalizzazione può e deve diventare un alleato dell’equità”, ha concluso.

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