Scuole aperte d’estate: pioggia di proteste tra caldo, precari e scuole fatiscenti

Scuole aperte d’estate? Insegnanti e famiglie si ribellano: strutture inadatte, caldo estremo e stipendi bassi rendono la proposta irrealistica

24 giugno 2025 10:46
Scuole aperte d’estate: pioggia di proteste tra caldo, precari e scuole fatiscenti - Troppo caldo agli Esami di Maturità
Troppo caldo agli Esami di Maturità
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L’ipotesi di tenere le scuole aperte a giugno e luglio ha scatenato oltre 1800 commenti polemici. Insegnanti e famiglie denunciano condizioni insostenibili: edifici senza climatizzazione, stipendi fermi e precarietà diffusa. Un confronto acceso che mostra una frattura profonda nel sistema educativo, tra esigenze sociali e mancanza di investimenti strutturali

Caldo insopportabile e scuole inadatte

L’idea di tenere le scuole aperte nei mesi estivi ha sollevato una reazione immediata e veemente. I commenti, migliaia in poche ore, raccontano un malessere diffuso: aule afose, assenza di condizionatori, ventilatori datati, finestre chiuse per evitare il sole e ragazzi che svengono per il caldo. “Due alunne svenute in un’ora e non era nemmeno una giornata torrida”, scrive una docente, fotografando la realtà di un’edilizia scolastica impreparata ad affrontare le alte temperature, soprattutto nel Sud, dove si superano facilmente i 40 gradi a giugno.

Precariato e dignità professionale

Oltre all’aspetto climatico, emerge con forza la protesta del personale scolastico. “Prima stipendi europei, poi ne parliamo”, afferma un docente, sintetizzando il malcontento legato a retribuzioni ferme, assenza di quattordicesima e contratti discontinui. In tanti ricordano che, al termine dell’anno scolastico, migliaia di insegnanti restano disoccupati, in attesa di una nuova nomina. In questo contesto, l’idea di prolungare l’attività scolastica appare irrealistica, se non provocatoria. “Con quale contratto lavoriamo a luglio?”, chiede un precario, ricordando la precarietà di chi sostiene il sistema.

Scuole-parcheggio o istituzione educativa?

Il dibattito ha riacceso anche lo scontro culturale tra chi concepisce la scuola come spazio educativo e chi la vede come soluzione ai problemi di conciliazione lavoro-famiglia. “La scuola non è un parcheggio”, si legge in decine di commenti. Alcuni insegnanti rifiutano il ruolo di “baby-sitter di Stato”, sottolineando l’importanza del tempo scolastico nella formazione integrale della persona. Una madre-docente osserva che il tempo pieno non è adatto a tutti, specie per alunni con DSA o ADHD, evidenziando l’impatto negativo che giornate scolastiche eccessivamente lunghe possono avere sul benessere psicologico degli studenti.

Soluzioni alternative e criticità irrisolte

Non mancano proposte costruttive. In molti suggeriscono di investire in centri estivi pubblici e gratuiti, organizzati dallo Stato, senza caricare ulteriormente la scuola. Altri fanno notare che ridistribuire le vacanze significherebbe accorciare le pause natalizie o pasquali, spostando le lamentele in altri periodi dell’anno. Il nodo centrale resta però l’inadeguatezza degli edifici scolastici, con aule surriscaldate già a maggio e spazi non adatti a garantire benessere e sicurezza. A ciò si aggiunge l’assenza di risorse, come ricordano i docenti: “Con quali fondi si dovrebbe rifare tutto il patrimonio edilizio scolastico?”. La proposta ha finito per scoperchiare un disagio strutturale che nessuna petizione può ignorare.