Serena, educatrice con disabilità in una scuola di Palermo
A Palermo Serena diventa aiuto educatrice in una scuola dell’infanzia: esempio di inclusione che trasforma la disabilità in valore educativo


L’ingresso di Serena come aiuto educatrice in una scuola dell’infanzia di Palermo rappresenta molto più di un inserimento lavorativo. È il segno tangibile di come l’inclusione, quando riconosciuta e sostenuta, possa diventare parte integrante della vita scolastica e della comunità, trasformando le differenze in valore condiviso.
Serena l'educatrice: una comunità che sceglie l’inclusione
La festa organizzata per accogliere Serena ha reso evidente un messaggio chiaro: la scuola non è solo luogo di istruzione, ma anche spazio di cittadinanza. In questo contesto, i bambini non incontrano la disabilità come limite, ma come occasione per costruire relazioni nuove e autentiche. La presenza di Serena diventa così un modello educativo che insegna la normalità di includere e valorizzare, anziché escludere.
Il rischio dell’eccezione
Affinché questa esperienza non resti isolata, occorre rafforzare il sistema con investimenti mirati, reti territoriali e formazione del personale. Le leggi ci sono – dalla 104/1992 alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità – ma senza applicazioni concrete il pericolo è che rimangano principi astratti. Serena non deve essere percepita come un’eccezione fortunata, ma come parte di un percorso che renda stabile la presenza di educatori con disabilità.
Una scuola tra fragilità e speranze
La realtà della scuola italiana è ancora segnata da carenze di organico, risorse limitate e ritardi nei servizi di sostegno. È in questo scenario complesso che l’assunzione di Serena assume un significato profondo: non un privilegio, ma un diritto. Un diritto che indica una direzione possibile, fatta di inclusione strutturale e non episodica. Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani ha espresso l’intenzione di seguire questa esperienza, affinché diventi un modello diffuso e replicabile. Serena dimostra che le barriere possono essere superate, ma la responsabilità di costruire contesti accoglienti spetta a tutti: istituzioni, scuole, famiglie e associazioni.