Simone Giusti: 'La scuola spegne l’amore per i libri'.

Simone Giusti, docente di didattica,critica la scuola tradizionale: la lettura deve tornare un piacere, non un dovere imposto da compiti e prove.

18 aprile 2025 13:39
Simone Giusti: 'La scuola spegne l’amore per i libri'. - Rifiuto della lettura
Rifiuto della lettura
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In un’epoca in cui si punta spesso il dito contro i giovani accusandoli di non leggere più, Simone Giusti – docente di Didattica della letteratura italiana all’Università di Siena – invita a cambiare radicalmente prospettiva. Secondo il professore, il problema non è la disaffezione spontanea degli adolescenti, ma il modo in cui la scuola si rapporta alla lettura. In un’intervista rilasciata a Focus Scuola, Giusti lancia un’analisi provocatoria e lucida: la scuola tradizionale allontana dalla lettura, trasformando un’attività creativa e personale in un obbligo, un compito da svolgere, una prestazione da misurare. È tempo – afferma – di restituire ai giovani la libertà di leggere per passione, non per dovere.

Lettura e adolescenza: quando la scuola diventa un ostacolo

Secondo Simone Giusti, la scuola non stimola, ma spesso inibisce il piacere della lettura. Con l’ingresso alle scuole superiori e l’aumento del carico di compiti, gli adolescenti smettono di leggere nel tempo libero. Non perché non ne siano interessati, ma perché la lettura viene assorbita dalla logica scolastica, perdendo la sua dimensione spontanea. “Gli adolescenti leggono eccome,” afferma Giusti, “ma smettono quando la scuola si prende tutto il loro tempo”. I compiti a casa, secondo il professore, sono una pratica classista, che presuppone che tutti abbiano lo stesso tempo e le stesse condizioni per studiare a casa. Così facendo, si aumentano le disuguaglianze e non si ottengono veri miglioramenti nelle competenze.

L’errore di leggere solo per superare una prova

Una delle critiche più forti di Giusti riguarda il modo in cui si insegna a leggere a scuola. Le attività di comprensione del testo, spesso legate a domande rigide o schede da compilare, trasmettono un messaggio fuorviante: leggere serve solo per rispondere a un’interrogazione. Le prove Invalsi, in particolare, finiscono per ridurre la comprensione a una sequenza logica, come un esercizio di matematica. “Ma leggere è altro,” insiste Giusti, “è immaginare, immergersi, costruire mondi”. Se si toglie questa dimensione, la lettura perde di senso e si smette di farla appena non è più obbligatoria.

Oltre il libro: educare alla pluralità dei linguaggi

Per Giusti, un altro errore è considerare il libro l’unico mezzo culturale valido. “Non dobbiamo contrapporre i libri ai videogiochi, alle serie TV o agli audiolibri,” spiega. Tutti questi strumenti, se ben usati, possono stimolare fantasia, narrazione, immaginazione. I videogiochi in soggettiva, ad esempio, “semplificano ciò che fa un lettore: costruiscono mondi, generano visioni mentali.” L’ideale è quindi integrare il libro con altri formati, uscire dalla visione elitaria della lettura come unica forma alta di cultura. Solo così si può davvero avvicinare i giovani e aiutarli a scoprire il piacere autentico di leggere.

Socializzare la lettura: condividere storie, emozioni e visioni

Uno degli aspetti più originali della riflessione di Simone Giusti è l’importanza della dimensione sociale della lettura. Oggi, chi legge parla anche di ciò che ha visto e ascoltato, mescolando generi e formati. La lettura non è solo un’esperienza individuale, ma una pratica da condividere. “Parlare di un libro dovrebbe somigliare a raccontare un viaggio,” dice Giusti. “Non serve parlare degli autori, ma dire cosa ti ha lasciato una storia, cosa hai provato.” Per questo motivo, suggerisce attività come la biblioteca di classe, la lettura individuale in aula, lo scambio tra pari e il racconto delle emozioni suscitate dalla lettura. Le schede-libro, invece, appartengono a una visione sterile e meccanica: non formano lettori, ma compilatori di compiti.

Leggere per scelta, non per obbligo

La proposta educativa di Simone Giusti è chiara: riportare la lettura nel suo spazio naturale, quello del piacere, della libertà, dell’emozione. Per farlo, occorre che la scuola cambi rotta: meno verifiche, meno imposizioni, più ascolto, più libertà. Leggere non deve essere un esercizio scolastico, ma un gesto vitale, un modo per conoscersi, esplorare il mondo, scoprire storie e condividere emozioni. Solo così si potrà formare una nuova generazione di lettori e lettrici – non per dovere, ma per amore.