Social, verifica età con SPID: la proposta bipartisan in Parlamento
Verifica l'età per l'accesso ai social con SPID. Una proposta di legge bipartisan in Parlamento vuole introdurre l'obbligo per le piattaforme.
In discussione in Parlamento una proposta bipartisan per introdurre una soglia di età minima per l'accesso ai social network, con verifica dell'identità obbligatoria tramite SPID. L'iniziativa, sostenuta da maggioranza e opposizione, mira a responsabilizzare le piattaforme online e a rafforzare la tutela dei minori nell'ambiente digitale, in linea con le normative europee.
La proposta di legge bipartisan sui social
La proposta, presentata in modo coordinato alla Camera e al Senato, impone ai fornitori di servizi digitali l'obbligo di implementare sistemi efficaci di verifica dell'età (age verification). L'obiettivo è trasferire la responsabilità del controllo dalle famiglie direttamente alle piattaforme, rendendo concrete le tutele già previste a livello europeo, come il divieto di profilazione a fini commerciali dei dati appartenenti a minori. Questa iniziativa legislativa prevede anche una regolamentazione più stringente per il fenomeno dei baby influencer, assicurando una protezione completa per i più giovani.
Il ruolo dello SPID e la privacy
Al centro del dibattito vi è l'utilizzo del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) come strumento per una verifica anagrafica certa. Sebbene l'idea sia di garantire un controllo efficace, emergono questioni delicate relative alla privacy. Esperti e il Garante per la Protezione dei Dati Personali sottolineano la necessità che tali sistemi non raccolgano dati superflui, ma si limitino a confermare il superamento della soglia d'età. La tutela dei minori deve bilanciarsi con il diritto alla riservatezza, evitando la creazione di anagrafi digitali centralizzate in mano alle piattaforme tecnologiche.
Contesto europeo e criticità
L'iniziativa si inserisce nel quadro normativo europeo, che con il Digital Services Act e il GDPR ha già posto le basi per una maggiore sicurezza online. Tuttavia, proprio la normativa UE evidenzia un paradosso: per proteggere i minori non si dovrebbero trattare dati personali aggiuntivi. Alcune voci critiche temono che un approccio troppo restrittivo possa risultare demagogico o inefficace, sottolineando che ogni limite anagrafico deve essere affiancato da un forte investimento in educazione digitale per famiglie, scuole e studenti, per promuovere un uso consapevole e critico della rete.