Sostenibilità e competitività, Pichetto Fratin: 'La sfida energetica italiana'

Pichetto Fratin al Forum del Sole 24 Ore: la sostenibilità richiede equilibrio tra ambiente e competitività, l'energia è la chiave.

A cura di Scuolalink Scuolalink
23 ottobre 2025 08:00
Sostenibilità e competitività, Pichetto Fratin: 'La sfida energetica italiana' - Pichetto Fratin
Pichetto Fratin
Condividi

La sostenibilità oggi non può prescindere dalla competitività. Al Forum del Sole 24 Ore, il Ministro Pichetto Fratin ha sottolineato la necessità di un equilibrio tra mitigazione e sviluppo. La sfida principale resta l'energia: trovare aree idonee per le rinnovabili e gestire i costi è cruciale per la crescita del Paese.

Sostenibilità, Pichetto Fratin al Forum del Sole 24 Ore: "SERVE EQUILIBRIO TRA AMBIENTE E COMPETITIVITÀ. L'ENERGIA È LA CHIAVE PER LA CRESCITA DEL PAESE"

La vera sfida oggi è trovare l'equilibrio tra sostenibilità e competitività. Sono due concetti che devono camminare insieme: mitigazione, adattamento e sviluppo devono integrarsi in modo armonico. Non è facile, perché ogni scelta ambientale comporta anche implicazioni economiche e sociali. Un esempio concreto è quello delle aree idonee per la produzione di energia rinnovabile. Tutti siamo d'accordo sulla necessità di sviluppare le rinnovabili, ma quando si tratta di installare impianti di fotovoltaico o eolico, spesso emerge la logica del “sì, ma non vicino a casa mia”.

Un anno fa aveva emanato un decreto che dava mandato alle Regioni di individuare le aree idonee, ma il provvedimento è stato successivamente bloccato dal TAR. Ora siamo pronti a ripartire con una norma primaria che definirà in modo chiaro i criteri, dando vita a un vero e proprio piano regolatore nazionale, ha spiegato Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica dell'Italia, nel corso del Forum Sostenibilità 2025, l’appuntamento promosso da Il Sole 24 Ore in collaborazione con il Pontificio Comitato per la Giornata Mondiale dei Bambini. L'obiettivo è garantire l'equilibrio: da un lato linee guida vincolanti del Governo, dall'altro la libertà delle Regioni di integrare le scelte. Tra le priorità, ad esempio, l'utilizzo di ex cave, aree industriali dismesse e zone adiacenti alle autostrade.

È un lavoro complesso, che richiede mediazione e continue revisioni, ma necessario per andare avanti. Il tema della sostenibilità si lega strettamente a quello della competitività. L'Italia è il quarto esportatore mondiale non perché produce a basso costo, ma perché realizza prodotti di alta qualità. Dobbiamo quindi creare tutte le condizioni per mantenere questo primato, sostenendo il nostro sistema produttivo con politiche ambientali coerenti e una gestione energetica efficiente. Le imprese italiane hanno compreso che la decarbonizzazione non è un limite, ma un'opportunità per innovare e crescere. È anche grazie a questa consapevolezza che l'industria italiana ha saputo distinguersi.

Un altro tema cruciale è il costo dell'energia, che pesa fortemente sulla competitività. Spesso si fa il paragone con altri Paesi europei: la Spagna ha puntato sul nucleare e sui rigassificatori, la Francia ha mantenuto il suo parco nucleare, la Germania ha un sistema fortemente legato al gas. L'Italia, invece, ha dovuto affrontare dopo il 2022 una profonda trasformazione: abbiamo diversificato le fonti, sostituendo il gas russo con forniture provenienti da Algeria, Libia e Azerbaigian, grazie anche al TAP. Oggi abbiamo quantità sufficienti di gas, ma restiamo legati alle pipeline e per questo manteniamo una certa prudenza: non smantelleremo le centrali di Brindisi e Civitavecchia, che restano in stand-by come riserva strategica. Il problema resta quello dei costi. Il prezzo dell'energia elettrica in Italia si determina ancora secondo il criterio del “peggior impianto nella peggior ora”, e questo genera tariffe alte.

La Germania, per esempio, ha stanziato 260 miliardi in quattro anni per sostenere il proprio sistema energetico; noi non abbiamo la stessa capacità di bilancio, stiamo ma lavorando per introdurre misure concrete. Tra queste, l'“energy release” per circa 4.000 grandi imprese energivore, e un nuovo decreto – previsto per fine mese – che interverrà sul tema delle aree idonee e dei costi di rete. Il ritardo è dovuto anche alla necessità di coordinare più ministri e di integrare ulteriori misure nel testo. L'energia in Italia pesa per circa 70 miliardi di euro, metà dei quali sono oneri di sistema. Una parte rilevante deriva ancora dal vecchio “conto energia”, che oggi non rispecchia più i costi reali: un impianto fotovoltaico che 15 anni fa costava 6-7 milioni a megawatt oggi costa circa 600 mila euro e produce il doppio.

È evidente che il sistema è stato aggiornato. Stiamo anche affrontando il problema del differenziale di prezzo del gas: paghiamo circa 2 euro in più per metro cubo rispetto ad altri mercati, e questo incide su tutta la filiera energetica. Il nuovo decreto interverrà anche su questo punto, in attesa di una riforma più ampia del mercato. Perché lo facciamo? Perché l'energia, oggi, è uno dei principali freni alla competitività del Paese. E affrontarlo è una responsabilità diretta del Governo.

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail