Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato l’attenzione sulla questione salariale in Italia, denunciando un quadro allarmante: le retribuzioni reali sono ancora sotto i livelli del 2008, mentre il costo della vita cresce senza tregua. Tra i settori più colpiti, spicca quello scolastico, dove gli stipendi dei docenti e ATA non riescono a tenere il passo con l’inflazione.
Stipendi fermi e prezzi in crescita, Mattarella: ‘Le famiglie italiane in difficoltà’
Durante un intervento a Latina, il Capo dello Stato ha citato il Rapporto mondiale 2024-2025 dell’Organizzazione internazionale del lavoro, che evidenzia per l’Italia una delle peggiori performance in termini di salari reali nel lungo periodo. Nonostante una lieve ripresa registrata nel 2024, la crescita della produttività non si è trasformata in aumenti salariali adeguati. Mattarella ha parlato di famiglie “sotto pressione”, incapaci di reggere l’aumento dei prezzi, con conseguenze dirette sul benessere quotidiano.
Scuola italiana: retribuzioni tra le più basse d’Europa
Il mondo della scuola rappresenta una delle aree più critiche. Secondo l’ultimo rapporto OCSE 2015-2023, gli stipendi degli insegnanti italiani restano ampiamente inferiori alla media europea. Mentre in Germania un docente guadagna in media 47.250 euro annui, in Italia si è passati da 31.950 euro nel 2019 a soli 31.320 euro nel 2023. La stagnazione salariale italiana si confronta con una crescita costante negli altri Paesi OCSE, accentuando il divario e alimentando il malcontento tra il personale scolastico.
Aumenti nominali insufficienti a coprire l’inflazione
Tra il 2015 e il 2023, diversi Paesi hanno registrato aumenti nominali degli stipendi tra il 28% e il 29% per i docenti. Tuttavia, l’aumento del costo della vita ha eroso gran parte di questi guadagni. In termini reali, la crescita effettiva delle retribuzioni si è fermata tra il 4% e il 5%, lasciando irrisolto il problema della perdita di potere d’acquisto. Il fenomeno è generalizzato nei Paesi OCSE, ma in Italia assume contorni più critici a causa della già bassa base salariale.
Stipendi fermi al palo: conseguenze sulla qualità dell’insegnamento e sull’attrattività della professione
L’OCSE evidenzia come salari poco competitivi possano ridurre l’attrattività della carriera docente, scoraggiando i giovani e favorendo l’abbandono della professione da parte dei più esperti. A questa criticità si aggiungono problemi legati a carichi amministrativi, scarse opportunità di crescita professionale e una percezione pubblica non sempre valorizzante. Senza una politica di riconoscimento economico adeguata, la scuola rischia di perdere risorse umane preziose, compromettendo la qualità dell’istruzione e la capacità del sistema educativo di affrontare le sfide future.
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