Stipendi scuola, Pacifico (Anief): "Salari da fame, occorre agire adesso"
Stipendi scuola: Il sindacato Anief denuncia retribuzioni inadeguate rispetto a inflazione, settore pubblico e privato.
Gli stipendi scuola in Italia sono al centro di una nuova denuncia del sindacato Anief. Il presidente Marcello Pacifico definisce intollerabile la situazione retributiva del personale scolastico, sottolineando un divario crescente rispetto al costo della vita e all'inflazione galoppante. La critica evidenzia come i salari siano inferiori ad altri dipendenti pubblici e privati.
L'allarme del sindacato Anief
Il presidente nazionale di Anief, Marcello Pacifico, ha lanciato un forte appello riguardo la condizione salariale del personale scolastico. La denuncia, ripresa anche dal Corriere della Sera, definisce le retribuzioni attuali come "stipendi da fame", evidenziando una grave sproporzione rispetto all'inflazione registrata negli ultimi anni e al costo della vita generale. Pacifico lamenta che la situazione non è più tollerabile per i lavoratori del comparto istruzione. Il sindacato sottolinea un divario significativo non solo rispetto all'aumento dei prezzi, ma anche in confronto agli altri dipendenti pubblici e ai lavoratori del settore privato. Per contrastare questa tendenza, Anief sta intensificando le proprie iniziative, promuovendo assemblee, webinar e incontri territoriali e nazionali, grazie all'impegno delle rappresentanze sindacali (RSU-TAS-DSTA), con l'obiettivo di creare una "massa critica" capace di imporre un cambiamento.
Il divario retributivo del comparto scuola
L'analisi delle retribuzioni conferma le criticità sollevate. Dati recenti di ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) indicano che, a fronte di uno stipendio lordo medio nella PA di circa 55.000 euro, il settore scuola si ferma a circa 32.000 euro, risultando inferiore anche alla media del settore privato (circa 34.700 euro). Questa distanza retributiva è confermata anche da report internazionali come l'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). L'ultimo rapporto "Education at a Glance" evidenzia che i docenti italiani sono tra i meno pagati d'Europa, con salari inferiori alla media dei colleghi europei e un divario marcato rispetto ad altri laureati nel Paese. L'erosione del potere d'acquisto è stata aggravata da un'inflazione che, tra il 2021 e il 2024, ha superato il 18%, a fronte di aumenti contrattuali minimi nel comparto istruzione.
Stipendi scuola: la differenza tra lordo e netto
Per comprendere appieno la questione degli stipendi scuola, è fondamentale distinguere due concetti chiave menzionati nell'analisi: i salari lordi e i salari netti. Il salario lordo (o RAL) rappresenta la retribuzione totale prima dell'applicazione di tasse e contributi. Questo importo dovrebbe, in linea teorica, adeguarsi al costo della vita attraverso i rinnovi dei contratti collettivi, che nel settore pubblico avvengono ogni tre anni. Il salario netto, invece, è la cifra effettivamente percepita dal lavoratore dopo le trattenute fiscali (IRPEF, addizionali regionali e comunali) e previdenziali. Quest'ultimo dipende strettamente dalle politiche fiscali adottate dal governo, come la definizione degli scaglioni IRPEF, le detrazioni e il cosiddetto cuneo fiscale (la differenza tra il costo del lavoro per il datore e il netto in busta paga). La denuncia sindacale tocca entrambi gli aspetti: l'inadeguatezza dei rinnovi contrattuali (lordo) e l'impatto della tassazione (netto).