Supplenti sul sostegno 45.000 confermati per l’a.s. 2025/26

Continuità didattica sul sostegno: 45.000 docenti confermati e procedure ministeriali per tutelare gli alunni con disabilità.

08 ottobre 2025 10:29
Supplenti sul sostegno 45.000 confermati per l’a.s. 2025/26 - Docente supplente
Docente supplente
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La continuità didattica nel sostegno è uno dei punti centrali dell’anno scolastico 2025/26. Con la pubblicazione delle linee guida ministeriali e la conferma di 44.926 docenti supplenti, il Ministero dell’Istruzione ha voluto garantire stabilità agli studenti con disabilità e alle loro famiglie. La procedura, prevista dal DL 71/2024 e regolata dal DM n. 32/2025, è stata pensata per valorizzare il lavoro dei docenti e favorire una relazione educativa duratura.

La procedura di conferma: come funziona

La norma ha introdotto una procedura innovativa, che consente ai genitori degli alunni con disabilità di chiedere la riconferma del docente di sostegno già in servizio nell’anno precedente. Il processo parte dalla richiesta familiare, che viene valutata dal Gruppo di Lavoro Operativo (GLO). Successivamente, il docente deve esprimere il proprio consenso e il Dirigente scolastico carica i dati sulla piattaforma ministeriale.

Il sistema tiene conto delle preferenze espresse nella domanda – fino a un massimo di 150 – e verifica la disponibilità del posto dopo mobilità, immissioni in ruolo e assegnazioni provvisorie. Tuttavia, la richiesta della famiglia e la disponibilità del posto non bastano da sole: la conferma avviene solo quando tutti i passaggi coincidono.

Su una platea di circa 120.000 docenti potenzialmente confermabili, alcuni non hanno trovato posto perché le cattedre erano già state occupate durante le operazioni preliminari; altri, invece, per errori nella compilazione della domanda, come la mancata indicazione di posti al 30 giugno. Gli Uffici scolastici regionali hanno ribadito che la conferma dipende dall’incontro tra domanda corretta e disponibilità effettiva.

I numeri ufficiali e le criticità emerse

Secondo i dati presentati durante l’incontro tra Ministero e sindacati, sono 44.926 i docenti di sostegno confermati sullo stesso posto dell’anno scolastico 2024/25, in alcuni casi con un miglioramento orario, da spezzone a cattedra intera.

Nel complesso, su 182.641 contratti a tempo determinato, le supplenze su posto di sostegno rappresentano una quota significativa: oltre 76.000 nuove nomine si aggiungono alle conferme già disposte.

Non sono però mancate polemiche: diversi docenti specializzati hanno presentato ricorsi contro la norma, contestando di essere stati scavalcati da colleghi non specializzati riconfermati grazie alla nuova procedura. In attesa delle pronunce dei giudici, il Ministero difende la misura come strumento di stabilità educativa.

Il DL 71/2024 prevedeva la possibilità di rendere la procedura strutturale, ma con il decreto Scuola n. 127/2025 la riforma del Regolamento delle supplenze è stata rinviata. È quindi probabile che anche per il 2026/27 si proceda con un nuovo decreto annuale, in attesa di una disciplina definitiva.

Effetti concreti sulla scuola e sulla didattica

La riconferma dei docenti di sostegno ha prodotto effetti positivi sul piano organizzativo e didattico. Gli insegnanti hanno preso servizio il 1° settembre, partecipando agli incontri di programmazione e garantendo la presenza in classe sin dal primo giorno. Ciò ha permesso di avviare immediatamente le attività personalizzate e di mantenere una relazione educativa stabile, elemento fondamentale per gli studenti con disabilità.

Tuttavia, non tutti i docenti riconfermati hanno potuto seguire lo stesso alunno dell’anno precedente. In alcuni casi, infatti, gli abbinamenti sono stati modificati in base alle nuove esigenze organizzative o alle variazioni delle classi. Questa situazione, pur non compromettendo la validità della procedura, solleva dubbi sull’effettiva continuità relazionale tra docente e studente.

Le scuole, nel complesso, segnalano che la misura ha snellito l’avvio dell’anno scolastico e ridotto i tempi di assegnazione, consentendo un migliore impiego delle risorse. Resta però aperta la questione dell’equilibrio tra diritto alla continuità e tutela del merito professionale, in attesa di una riforma strutturale che renda la procedura più equa e stabile nel tempo.

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