Supplenze brevi, Scuola Lavoro e Libertà: 'La Legge di Bilancio colpisce ancora una volta i precari'
La manovra blocca le supplenze brevi. Docenti precari attaccati, la denuncia di Scuola Lavoro e Libertà contro i tagli all'Istruzione.
Il movimento Scuola Lavoro e Libertà denuncia l'attacco ai docenti precari contenuto nella legge di bilancio. La manovra mira a eliminare le supplenze brevi inferiori ai 10 giorni, costringendo le scuole a usare l'organico interno. Una misura che colpisce i lavoratori più deboli del comparto.
Supplenze brevi: nuova bastonata per i docenti precari
I docenti del movimento Scuola Lavoro e Libertà prendono atto e denunciano che, ancora una volta si persiste nello scagliarsi con determinazione contro la parte più debole della categoria dei lavoratori della Scuola, ovvero i precari, e questo lo si fa con l’unico strumento giuridico che invece potrebbe essere concretamente utile per migliorare le sorti della società, e in questo caso proprio la situazione dei docenti che lavorano con contratti a termine: la legge di bilancio.
La manovra, attualmente al vaglio del Senato, prende di mira proprio i docenti precari e, come se non fosse bastato il taglio di quasi 6000 contratti a tempo indeterminato, attuato da poco ai danni della Scuola, si decide di risparmiare anche su quei rapporti di lavoro temporaneo che sono utili alle scuole per poter coprire le assenze dei docenti di ruolo.
La norma, che si vorrebbe far passare, modifica la legge 107 del 2015 riscrivendo il comma 85 dell’articolo 1, in particolare relativamente alle supplenze brevi nelle scuole secondarie. Il nuovo testo, che regolamenta la materia, prevederebbe l’obbligo per i dirigenti scolastici di coprire le assenze inferiori ai dieci giorni dei docenti su POSTO COMUNE utilizzando personale dell’organico dell’autonomia, salvo motivate esigenze di natura didattica.
Innanzitutto, salta subito agli occhi che la norma non disciplina con chiarezza le modalità con cui avverrebbe il pagamento dei docenti che sostituirebbero gli assenti; pertanto bisognerebbe capire se ulteriori ore di lavoro in classe per l’organico dell’autonomia, sarebbero retribuite prelevando dai fondi MOF. Riteniamo più probabile, conoscendo la realtà concreta delle scuole e l’obbiettivo di tutta la manovra finalizzata al risparmio, che alla fine la soluzione sarà quella di utilizzare personale destinato al potenziamento o, ancora peggio quei docenti di sostegno ritenuti “non indispensabili”, come se le diagnosi per gli alunni bisognosi del sostegno le facessero i responsabili di plesso o i vicari: alla faccia dell’inclusione!
Ora, a parte il fatto che non si comprende perché si continui ad insistere con questa palesissima discriminazione fra insegnanti su posto comune e insegnanti di sostegno, considerando i primi quasi un accessorio superfluo della scuola, un “di più” di cui gli alunni potrebbero fare anche a meno, dato che nel loro caso non è importante la continuità né la stabilizzazione mediante assunzione da GPS, come invece avviene nel sostegno, quale sarebbe il senso di una tale modifica nell’organizzazione delle supplenze, se non esclusivamente quello di recuperare fondi all’interno della manovra finalizzandoli ad altro? Ma perché, nonostante costituisca uno dei più fertili terreni di propaganda, utilizzati a uso e consumo della politica quando più fa comodo, debba essere sempre proprio la Scuola la solita vittima sacrificale?
Ma chi escogita queste innovazioni guardando solo al risparmio, è mai stato in una scuola a vedere cosa succede concretamente quando un docente che lavora su posto comune si assenta improvvisamente per un problema di salute, una gravidanza o un congedo parentale? La si conosce o no la sensazione di boccata d’ossigeno che si prova quando nei corridoi si vede arrivare il nuovo supplente?
Chi scrive queste norme si rende conto che saltare anche solo 10 giorni di lezioni d’italiano, di matematica, di storia o di arte, equivale a un reset nella mente degli alunni che creerà serie difficoltà di recupero? E poi, saranno davvero meno di dieci o dopo arriverà un altro certificato per ulteriori nove giorni? Si ha idea del fatto che, all’interno delle scuole, nessun docente riesce a concedersi neanche un caffè, se non nell’ora di buco, sempre che, anche in quei pochi minuti, non ci sia la fila per i colloqui o una colonna di verifiche da correggere?
E soprattutto, possibile che si ignori completamente che migliaia e migliaia di docenti supplenti abbiano accumulato anche decine di annualità di servizio, sottoscrivendo una serie di contratti consecutivi di durata spesso inferiore ai dieci giorni? E come potrebbe, un dirigente, sapere quando realmente ci siano particolari esigenze di natura didattica, lavorando nelle classi i professori e non i dirigenti che, fra l’altro, potrebbero avere una formazione totalmente diversa da quella prevista per la risorsa assente, così come tanti altri docenti dell’organico dell’autonomia? Non per nulla, anche la stessa ANP ha espresso chiaramente la sua netta contrarietà alla nuova norma!
Allora, rivedendo tutti questi interrogativi ci si rende conto che non esistono risposte razionali che non conducano a una sola considerazione: la politica, ancora una volta, dà prova di considerare l’Istruzione Pubblica, non una risorsa o un investimento da mettere a frutto ma un peso da scrollarsi di dosso, una zavorra di cui liberarsi, un parassita a cui impedire di nutrirsi per sopravvivere. Anzi, è lo stesso settore Istruzione che deve fornire risorse economiche al Paese, attraverso il business della formazione, attraverso la cessione di fondi pubblici propri ai privati, attraverso il prestito di un enorme bacino di utenti facilmente malleabili, gestiti, da parte della stessa politica, a proprio uso e consumo.
La politica ha deciso e il “silenzio assenso” dei sindacati approva: che sia il livello culturale della società del futuro a farne le spese, mentre lavoratori iperformati, che fino ad oggi erano riusciti a pagarsi un affitto o perlomeno qualche bolletta, vadano pure a fare la fila alla Caritas!
Questa NON è la società che vogliamo!
Scuola Lavoro e Libertà