Vincenzo Schettini avverte i giovani: 'Corriamo troppo'
L'analisi di Vincenzo Schettini sulla velocità della vita. I giovani non sanno decelerare e rischiano l'isolamento e di "sbattere".
Vincenzo Schettini, noto professore di fisica, lancia un monito sulla velocità della vita moderna. Intervenendo a Radio Radicale, Schettini ha definito il nostro tempo un "frullatore cross-mediale" che genera isolamento. La sua preoccupazione è rivolta soprattutto ai giovani, che, a differenza degli adulti, non possiedono gli strumenti per decelerare. "Corriamo troppo", avverte il docente, e il rischio concreto per i ragazzi è quello di "sbattere e farsi male". L'appello è a ritrovare il tempo per le esperienze reali.
La velocità moderna come fonte di isolamento
Ospite di Radio Radicale per il lancio del suo nuovo libro, "La vita che ci piace", Vincenzo Schettini ha spostato l'attenzione dalla fisica ai mali della società contemporanea. Il docente, celebre per la sua capacità di comunicare sul web, ha espresso forte preoccupazione per l'eccessiva velocità che definisce l'epoca attuale. Ha descritto la vita moderna come un "frullatore cross-mediale" incessante, un vortice che ci trascina senza sosta.
Questa frenesia costante, secondo il professore, non è priva di conseguenze negative. Schettini sottolinea un paradosso doloroso: viviamo in un mondo di "miliardi di anime", piene di aspettative ed emozioni, eppure ci sentiamo "dannatamente soli". La corsa continua ci impedisce di guardarci negli occhi, alimentando l'alienazione e l'isolamento relazionale. Il professore interroga la direzione di questa corsa: "Non so dove stiamo andando a finire", ammette, evidenziando una mancanza di obiettivo comune che rende la frenesia ancora più problematica e fine a sé stessa.
L'allarme di Vincenzo Schettini: i giovani senza freni
L'analisi di Schettini si concentra poi sul divario generazionale di fronte a questa accelerazione. Il problema, sottolinea, è "particolarmente importante per i nostri figli". Se gli adulti, pur coinvolti nella stessa dinamica, hanno sviluppato una sorta di resilienza o esperienza (definiti "cuccioni vecchi"), per i più giovani la situazione è diversa. Gli adulti, secondo il professore, "più o meno sappiamo rallentare".
Possediamo, grazie all'esperienza di vita accumulata, degli anticorpi o dei meccanismi di difesa che ci permettono di gestire la pressione esterna. "Ma i giovani no", afferma Schettini con preoccupazione. Essi sono immersi in questa velocità sin dalla nascita, senza avere ancora sviluppato la capacità di frenare o di discernere. Questa mancanza di freni, combinata con le pressioni della crescita e le aspettative di una società performativa, li espone a un pericolo concreto e immediato. L'avvertimento del docente è netto e metaforico: "e se non rallenti sbatti e ti fai male".
La strategia per decelerare: la vita come ricompensa
Di fronte a questa diagnosi, Vincenzo Schettini non si limita alla critica ma propone una strategia concreta, un approccio pedagogico per contrastare la deriva. La soluzione risiede nel "rallentare" consapevolmente. Come? Utilizzando le esperienze di vita semplici come "ricompense". Il professore condivide la sua strategia personale, che consiste nel ritagliarsi momenti di decompressione autentica e non negoziabile. Cita esempi accessibili a tutti: "me ne vado a mare... sentire il suo suono", l'uso della bicicletta, e il valore fondamentale del "legame con la famiglia".
Si tratta di recuperare "le cose semplici" che nutrono lo spirito. Schettini avverte che smettere di "triangolare con la vita", ovvero perdere il contatto con queste esperienze reali, porta a vivere tutto in modo "piatto", privando l'esistenza di significato. È un appello a restituire valore al tempo e alle esperienze non mediate dalla frenesia digitale.