Assegno di Inclusione 2026: sanzioni e obbligo di restituzione
Le nuove norme del Decreto Sicurezza impongono regole ferree: stop al sussidio e conseguenze penali per chi lavora in nero.
L'Assegno di Inclusione sarà oggetto di controlli sempre più stringenti a partire dal prossimo anno. Il recente Decreto Sicurezza sul Lavoro ha introdotto misure severe per contrastare il fenomeno del lavoro sommerso tra i percettori del sussidio. Le nuove disposizioni prevedono sanzioni rigide e immediate per i trasgressori, inclusa la revoca del beneficio e l'obbligo di restituire quanto incassato indebitamente. La stretta mira a colpire le attività lavorative irregolari che alterano il mercato e sottraggono risorse a chi ne ha diritto.
Il nuovo corso normativo sull'Assegno di Inclusione
L'entrata in vigore del Decreto Legge n. 159 del 2025 segna un punto di svolta nella gestione delle politiche assistenziali, introducendo un monitoraggio capillare sulle attività dei beneficiari. Il provvedimento nasce dalla necessità di arginare le pratiche illecite emerse durante la fase sperimentale della misura, fenomeni che avevano già caratterizzato la precedente gestione del Reddito di Cittadinanza. L'obiettivo primario è sradicare il lavoro nero, impedendo che soggetti ritenuti idonei all'impiego cumulino il sussidio pubblico con retribuzioni non tracciate. Questa strategia non dipende dalla Legge di Bilancio, ma rappresenta una specifica volontà di garantire che le risorse statali siano destinate esclusivamente a chi ne ha reale necessità, eliminando le storture del sistema che penalizzano i contribuenti onesti e il mercato del lavoro legale.
Sanzioni per le aziende e decurtazione dei punti patente
La normativa estende la responsabilità in modo significativo anche alle imprese che impiegano manodopera non contrattualizzata. Per i datori di lavoro, l'impiego di un beneficiario del sussidio senza regolare assunzione comporta conseguenze dirette sulla patente a crediti, lo strumento fondamentale per operare nei cantieri e negli appalti pubblici. È prevista la decurtazione di sei punti per ogni lavoratore irregolare individuato, un taglio che può compromettere l'operatività aziendale. Scendere sotto la soglia dei quindici punti, infatti, inibisce l'accesso a nuovi appalti o commesse, bloccando di fatto l'attività imprenditoriale. Questa misura mira a disincentivare la domanda di manodopera irregolare alla fonte, rendendo il rischio d'impresa troppo elevato rispetto al risparmio contributivo derivante dall'evasione fiscale e contributiva.
Revoca e conseguenze penali per il beneficiario
Per il percettore che viola le regole, il quadro sanzionatorio diventa estremamente severo a partire da gennaio 2026. L'accertamento di attività lavorativa in nero comporta la revoca istantanea del beneficio, con la disattivazione immediata della carta di pagamento e il blocco delle ricariche future. Oltre alla perdita del sostegno, scatta l'obbligo di restituzione integrale delle mensilità percepite indebitamente, trasformando il sussidio in un debito verso lo Stato. La posizione del trasgressore si aggrava ulteriormente sul piano giudiziario, poiché sono previste denunce per truffa aggravata, falso ideologico e indebita percezione di erogazioni pubbliche. Chi incorre in queste sanzioni viene definitivamente escluso dalla possibilità di richiedere nuovamente l'agevolazione in futuro, anche qualora la propria posizione lavorativa venisse successivamente regolarizzata.