Carta del Docente, Anief: 'Petizione contro il taglio del benefit a partire dal 2026'
Il sindacato Anief lancia una raccolta firme per salvare la Carta del Docente da 500 euro, minacciata da possibili riduzioni future.
Il futuro della Carta del Docente è incerto. Questo strumento da 500 euro, fondamentale per l'aggiornamento degli insegnanti, rischia una riduzione dal 2026. Nonostante le sentenze favorevoli, il governo non ha dato garanzie. Per questo, il sindacato Anief ha lanciato una petizione per chiedere il mantenimento integrale della misura, difendendo la formazione continua del personale scolastico.
Il valore della formazione e i rischi dal 2026
Per un decennio, la Carta del Docente ha fornito un supporto essenziale da 500 euro annui per la formazione continua degli insegnanti. Questo bonus ha permesso ai docenti di ruolo, e recentemente anche a parte dei supplenti, di acquistare materiali didattici, accedere a corsi di aggiornamento e investire nel loro sviluppo professionale. Il principio fondamentale della misura è assicurare un'istruzione di alta qualità tramite l'aggiornamento costante del corpo docente. Tuttavia, il futuro di questo strumento è ora messo in discussione da possibili tagli previsti a partire dal 2026, creando forte preoccupazione nel settore.
La mobilitazione di Anief per la Carta del Docente
Di fronte a questa incertezza, il sindacato Anief, guidato dal presidente Marcello Pacifico, ha lanciato una petizione indirizzata al governo e al Parlamento. L'obiettivo è chiaro: chiedere che la prossima legge di bilancio escluda qualsiasi tipo di riduzione o taglio alla Carta del Docente. Questa mobilitazione giunge nonostante la sentenza della Corte costituzionale n. 121/2025, che ha ribadito il principio di parità tra docenti di ruolo e supplenti. L'appello invita tutto il personale scolastico e la cittadinanza a firmare per difendere un diritto fondamentale per la scuola.
Una visione per il futuro della scuola
Il testo della petizione promossa da Anief sottolinea la richiesta di confermare integralmente il contributo di 500 euro, senza esclusioni né riduzioni. La questione, infatti, non è puramente economica, ma riflette la visione che il Paese ha della scuola pubblica e del ruolo dei suoi insegnanti. Ridurre le risorse destinate alla formazione equivale a declassare l'aggiornamento professionale a un onere personale anziché un investimento collettivo. Sostenere la petizione significa, al contrario, riaffermare l'importanza di garantire strumenti stabili e accessibili per la qualità dell'insegnamento.
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