Carta del docente: pronti 200mila ricorsi contro lo Stato
I sindacati stimano 200mila cause legali per ottenere la Carta del docente mentre i costi per l’Erario potrebbero superare il miliardo.
La recente gestione della Carta del docente ha scatenato un'enorme ondata di contenziosi legali contro il Ministero dell'Istruzione. Mentre la piattaforma riapre per i residui, i sindacati annunciano 200mila ricorsi da parte dei precari esclusi. Una situazione critica che rischia di costare alle casse dello Stato oltre un miliardo di euro, evidenziando la profonda disparità di trattamento tra insegnanti di ruolo e supplenti nel sistema scolastico italiano.
La pioggia di ricorsi sulla Carta del docente
L’apertura della piattaforma digitale non ha fermato la rabbia della categoria, ma ha scoperchiato un vaso di Pandora. Secondo le stime sindacali, sono pronti circa 200mila ricorsi depositati da insegnanti precari che chiedono legittimamente il riconoscimento del bonus formazione. L’onorevole Elisabetta Piccolotti ha duramente evidenziato come le condanne al risarcimento delle spese legali stiano creando un buco nel bilancio, con costi complessivi che potrebbero toccare un miliardo e mezzo di euro. Le sigle confermano i dati: Uil Scuola, Anief e Gilda contano decine di migliaia di pratiche per la mancata erogazione dei fondi.
Il nodo dei contratti e la sentenza europea
Il cuore del problema risiede nella discriminazione normativa tra personale di ruolo e supplenti. La Corte di Giustizia Europea, tramite la sentenza C-268/24, ha stabilito che escludere i precari viola il diritto comunitario, dato che svolgono mansioni identiche ai colleghi stabili. Oggi, la legge garantisce l'assegnazione automatica solo ai contratti al 31 agosto, costringendo chi ha una supplenza al 30 giugno a ricorrere al giudice del lavoro. Anche i docenti con supplenze brevi possono rivendicare il diritto, facendo leva sul principio di non discriminazione lavorativa sancito dalle direttive dell'Unione Europea.
Ritardi nei pagamenti e incertezza futura
Nonostante le vittorie in tribunale, incassare il dovuto resta un’impresa complessa. Spesso il Ministero non esegue le sentenze, obbligando i docenti ad avviare ulteriori procedure di ottemperanza tramite commissari ad acta. Anief denuncia che due terzi delle sentenze favorevoli restano inattuate, esponendo i dirigenti a rischi di responsabilità erariale. Intanto regna l’incertezza sul futuro: senza nuovi fondi l'importo del bonus diminuirà, mentre la piattaforma resta bloccata o rallentata, impedendo di fatto la doverosa formazione professionale del personale scolastico attualmente in servizio.