Carta del docente, vittoria di Anief: 2mila euro ad insegnante precario a Taranto
Il Tribunale di Taranto riconosce la Carta del docente a un insegnante a tempo determinato: al Ministero l'obbligo di pagare 2.000 euro.
Sulla questione della Carta del docente negata ai supplenti la giurisprudenza si sta consolidando favorevolmente. Il Tribunale di Taranto ha accolto il ricorso di un insegnante precario, stabilendo che il mancato riconoscimento del bonus di 500 euro costituisce una violazione dei diritti del lavoratore. Il Ministero è stato condannato a pagare un risarcimento di 2.000 euro oltre agli interessi legali maturati.
Il caso deciso dal tribunale di Taranto
La recente sentenza emessa dal Tribunale di Taranto segna un punto decisivo a favore dei lavoratori della scuola con contratto a termine, spesso penalizzati rispetto ai colleghi di ruolo. I legali dell'Anief hanno ottenuto una vittoria significativa difendendo un educatore che aveva svolto servizio tramite supplenze annuali per cinque anni scolastici distinti. Il giudice del lavoro ha decretato che il ricorrente possiede il pieno diritto a percepire l'importo di 2.000 euro, una cifra calcolata per coprire le annualità pregresse non corrisposte dall'amministrazione. Oltre alla somma capitale, il Ministero è stato condannato a versare anche interessi e rivalutazione monetaria, calcolati dalla data in cui il diritto all'accredito è sorto fino al momento della concreta attribuzione delle somme dovute al docente.
Le motivazioni giuridiche sulla Carta del docente
Il fondamento della decisione risiede nel contrasto tra la normativa interna italiana e il diritto comunitario, che tutela la parità di trattamento tra lavoratori. Il magistrato pugliese ha evidenziato come l'esclusione dei precari dal bonus destinato all'aggiornamento e alla formazione professionale violi l'accordo quadro europeo sul lavoro a tempo determinato. La sentenza chiarisce che non sussistono ragioni oggettive per trattare i supplenti in modo meno favorevole rispetto al personale di ruolo della scuola. Viene espressamente richiamata l'ordinanza della Corte di Giustizia Europea, la quale stabilisce che il vantaggio finanziario di 500 euro annui non può essere riservato esclusivamente a chi possiede un contratto a tempo indeterminato, ma deve essere accessibile a tutti i docenti.
L'orientamento della Cassazione e i nuovi ricorsi
A supporto di questa linea interpretativa intervengono i chiari principi enunciati dalla Corte di cassazione, che ha esteso la spettanza del beneficio ai docenti con incarichi fino al 30 giugno o al 31 agosto. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha commentato la vicenda sottolineando come i pareri delle corti sovranazionali rendano ormai indifendibile la posizione del Ministero sulla discriminazione contrattuale in atto. La giurisprudenza attuale conferma che negare le risorse per l'aggiornamento è illegittimo. Il sindacato invita, pertanto, il personale scolastico a proseguire nella presentazione di ogni ricorso gratuito utile per recuperare le somme spettanti, che possono arrivare fino a 3.000 euro più interessi, ristabilendo così la piena legalità.