Chat Control UE: privacy a rischio, si decide il 14 ottobre

L’UE vota sul Chat Control, regolamento che obbliga WhatsApp e Telegram a scansionare messaggi contro la pedopornografia.

05 ottobre 2025 08:30
Chat Control UE: privacy a rischio, si decide il 14 ottobre - WhatsApp
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L’Unione Europea si prepara a una votazione decisiva sul Chat Control, regolamento che mira a contrastare la pedopornografia online imponendo la scansione dei messaggi su piattaforme come WhatsApp e Telegram. Una misura che divide tra chi la vede come tutela dei minori e chi come minaccia alla privacy e alla crittografia.

Chat Control: obiettivi e funzionamento

Il regolamento europeo, denominato CSAR (Child Sexual Abuse Regulation), nasce dalla proposta della Commissaria Ylva Johansson dell’11 maggio 2022 e punta a un controllo preventivo dei contenuti digitali. I provider di servizi di messaggistica e posta elettronica sarebbero obbligati a implementare sistemi di intelligenza artificiale capaci di analizzare testi e immagini. Le frasi ritenute sospette verrebbero intercettate, mentre le immagini sarebbero confrontate con database internazionali attraverso la tecnica degli “hash”. In caso di corrispondenza, scatterebbe una segnalazione automatica alle autorità competenti.
La Commissione Europea sostiene che l’azione volontaria dei colossi digitali non sia sufficiente. I dati rafforzano la necessità di un intervento normativo: in Italia, durante l’emergenza Covid-19, i reati contro i minori sono aumentati del 70% annuo, mentre i denunciati sono cresciuti del 213% in cinque anni, secondo la Polizia Postale.

Critiche e rischi per la privacy

Nonostante le finalità dichiarate, la proposta ha sollevato forti contestazioni. 617 scienziati, organizzazioni per i diritti digitali e aziende tecnologiche come Signal e Meta hanno lanciato allarmi sulla pericolosità della misura. Il punto centrale delle critiche riguarda la crittografia end-to-end, considerata incompatibile con la scansione sistematica dei messaggi. Inoltre, gli algoritmi impiegati mostrano un alto margine di errore, con stime fino all’86% di falsi positivi.
Il servizio legale del Consiglio dell’UE ha espresso dubbi già nel 2023, avvertendo che la normativa comporterebbe un controllo generalizzato e indiscriminato, applicato a tutti i cittadini, senza un legame diretto con indagini penali. Anche gli esperti di cybersecurity hanno sottolineato come i criminali possano eludere facilmente i sistemi, modificando lievemente le immagini incriminate e rendendo inefficace il rilevamento automatico.

Votazione decisiva e scenari futuri

Il 14 ottobre gli Stati membri saranno chiamati a esprimersi su un testo che divide profondamente l’Europa. Sei paesi hanno già dichiarato la loro contrarietà, mentre altri sei rimangono indecisi, rendendo incerto l’esito finale. L’eventuale approvazione rischia di portare a uno scontro istituzionale e tecnologico: da un lato la volontà di proteggere i minori, dall’altro la necessità di salvaguardare la privacy digitale e i diritti fondamentali.
Se confermata nella sua forma attuale, la normativa potrebbe indurre alcune piattaforme a ridurre o sospendere i propri servizi nell’Unione Europea, mentre un respingimento della proposta aprirebbe la strada a soluzioni alternative. La tensione tra sicurezza e libertà individuali rimane il nodo centrale di un dibattito che segnerà il futuro delle comunicazioni digitali in Europa.