Coltelli nelle scuole di Napoli: Carabinieri usano i metal detector per i controlli

Dopo i coltelli a Caivano, scatta il piano sicurezza. Controlli dei Carabinieri con metal detector davanti agli istituti di Napoli.

A cura di Scuolalink Scuolalink
21 ottobre 2025 08:00
Coltelli nelle scuole di Napoli: Carabinieri usano i metal detector per i controlli - Auto dei Carabinieri
Auto dei Carabinieri
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L'allarme coltelli nelle scuole di Napoli si intensifica dopo il ritrovamento di lame su tre studenti minorenni all'Istituto Morano di Caivano. L'episodio ha spinto il comando dei Carabinieri a predisporre un piano di controlli straordinari. Utilizzando i metal detector agli ingressi, le forze dell'ordine mirano a prevenire l'introduzione di armi negli istituti della provincia, un fenomeno che si inserisce in un contesto sociale complesso.

L'episodio di Caivano e la risposta delle istituzioni

La recente scoperta di armi bianche in possesso di studenti minorenni ha riacceso i riflettori sulla sicurezza negli istituti scolastici. L'episodio chiave, emerso solo dopo alcuni giorni, è avvenuto all'Istituto Morano di Caivano. Qui, tre ragazzi, di età compresa tra i 13 e i 14 anni, sono stati trovati con coltelli durante l'orario di lezione. Il personale scolastico, notando comportamenti anomali e atteggiamenti insoliti, è intervenuto con fermezza e prontezza, applicando i protocolli di sicurezza. Sono state immediatamente allertate le forze dell'ordine. I Carabinieri, giunti sul posto, hanno proceduto al sequestro delle armi bianche, riaffidando poi i minori alle rispettive famiglie, come da procedura. Questo evento ha innescato una risposta istituzionale immediata. Il comando provinciale dei Carabinieri ha avviato un piano straordinario di controlli all'esterno delle scuole di Napoli e provincia. L'obiettivo dichiarato è prevenire l'introduzione di armi tra i banchi, utilizzando anche metal detector portatili davanti agli ingressi. Questa operazione di prevenzione si svolge sotto il coordinamento della Prefettura, indicando un'azione sinergica per contrastare un fenomeno allarmante. I dati pregressi sui controlli della "movida" indicano già 150 armi da taglio sequestrate.

Coltelli nelle scuole di Napoli: l'analisi del contesto sociale

Il ritrovamento dei coltelli ha scosso profondamente la comunità locale, sollevando interrogativi sul contesto in cui i giovani crescono. Don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano e voce molto ascoltata sul territorio, ha espresso forte amarezza. Ha sottolineato come questo episodio lo abbia colpito più di altri, data la giovanissima età dei ragazzi, forse non ancora pienamente consapevoli della gravità dei loro gesti o del rischio che corrono e fanno correre. Il sacerdote ha sollevato interrogativi cruciali e scomodi: quei coltelli servivano per difendersi in un ambiente percepito come ostile, o rispondono a logiche di appartenenza al gruppo? "O forse il gruppo nel quale stanno vivendo non li esclude se non hanno un tipo di comportamento?", si è chiesto Don Patriciello. Le sue parole richiamano la necessità di un impegno educativo condiviso, sottolineando che nessuno, dalle famiglie alle istituzioni, può sottrarsi alla responsabilità collettiva. Questo si inserisce in un quadro più ampio: i dati sui controlli della "movida" rivelano il sequestro di 150 armi da taglio e oltre 300 oggetti pericolosi (incluse mazze e tirapugni), evidenziando una diffusa circolazione di armi tra i giovani nell'area metropolitana.

La visione della scuola tra emulazione e strategie educative

La dirigente scolastica dell'Istituto Morano, Eugenia Carfora, ha offerto una lettura pedagogica dell'accaduto, rifiutando di etichettarlo come un'emergenza isolata. Ha sottolineato l'errore sia nell'enfatizzare l'evento, creando panico, sia nel banalizzarlo. La scoperta dei coltelli è avvenuta grazie alla prontezza di una docente e gestita come un lavoro di squadra, coinvolgendo attivamente le famiglie, che hanno risposto con serietà, e le istituzioni, inclusi i Carabinieri. Per la preside, tutto parte dal modo in cui si vive la scuola. Carfora insiste sul valore simbolico di ciò che si porta a scuola: "i ragazzi nello zaino devono portare una borraccia d’acqua, un quaderno e anche un fiorellino". La preside ha inoltre indicato una chiave di lettura fondamentale: la suggestione e l'emulazione. I social media propongono modelli costanti di aggressività, armi e pose minacciose, che i ragazzi assorbono passivamente. Un gesto grave può nascere da un misto di gioco, insicurezza e disperato bisogno di appartenenza. Il compito degli adulti, conclude la dirigente, non è solo controllare o punire, ma tenere aperti spazi educativi alternativi, in cui possano emergere valori e interessi diversi.

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