Congedi parentali e malattia: cosa cambia con la Manovra 2026?

Le nuove norme estendono i congedi parentali fino ai 14 anni del figlio e aumentano i giorni di permesso per malattia.

A cura di Scuolalink Scuolalink
20 ottobre 2025 15:00
Congedi parentali e malattia: cosa cambia con la Manovra 2026? - Congedo Parentale 2025
Congedo Parentale 2025
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Novità importanti per i genitori lavoratori. Il Governo attraverso la nuova legge di bilancio modifica il decreto legislativo 151/2001, rafforzando le tutele per i congedi parentali e per la malattia dei figli minori. L'obiettivo è migliorare l'equilibrio vita-lavoro e favorire la genitorialità. Le modifiche principali estendono l'età del bambino per usufruire dei permessi.

Le modifiche al congedo parentale

La manovra 2026 interviene in modo significativo sul Testo Unico Maternità e Paternità, noto come decreto legislativo 151/2001. La modifica più rilevante riguarda l'estensione dell'età del figlio per la fruizione dei permessi. Specificamente, gli articoli 32, 33, 34 e 36 del decreto sono stati aggiornati. In questi articoli, il limite di età del minore, precedentemente fissato a "dodici" anni, è stato sostituito con "quattordici". Questa modifica amplia notevolmente il periodo di fruizione del congedo. L'intento è quello di rafforzare le tutele per i genitori lavoratori, offrendo maggiore flessibilità. Si tratta di un passo avanti per la conciliazione vita-lavoro.

Questo adeguamento normativo risponde alle esigenze delle famiglie moderne, dove la gestione dei figli adolescenti richiede ancora un supporto genitoriale significativo. L'estensione ai 14 anni permette ai genitori di assentarsi dal lavoro (secondo le modalità previste dal congedo parentale) per un arco temporale più lungo, coprendo i primi anni dell'adolescenza. L'impatto di questa misura è diretto: i genitori avranno due anni in più per poter richiedere i periodi di astensione facoltativa dal lavoro, mantenendo il diritto alla conservazione del posto. È una misura che punta a sostenere la genitorialità in fasi delicate della crescita dei figli.

Novità per la malattia del figlio (Art. 47)

Parallelamente all'estensione per i congedi parentali, la nuova Legge di Bilancio tocca anche l'articolo 47 del medesimo decreto, che disciplina il congedo per malattia del figlio. Qui la modifica è duplice e particolarmente incisiva. In primo luogo, il limite di età del figlio per cui è possibile richiedere questo specifico congedo (non retribuito, ma coperto da contribuzione figurativa, per la fascia d'età in questione) viene esteso. Il testo precedente faceva riferimento "agli otto" anni; la nuova formulazione porta questo limite ai "quattordici" anni.

In secondo luogo, viene raddoppiata la durata dei permessi fruibili. Il testo originario prevedeva "il limite di cinque giorni" lavorativi all'anno. La nuova norma sostituisce questa dicitura con "nel limite di dieci giorni". Questo significa che i genitori di figli tra gli 8 e i 14 anni avranno a disposizione 10 giorni di permesso all'anno per assisterli in caso di malattia, contro i 5 precedenti. Questa modifica è fondamentale per coprire un'età, quella pre-adolescenziale e adolescenziale, in cui i figli, se malati, non possono ancora essere lasciati soli, creando difficoltà gestionali ai genitori che lavorano e necessitano di assistenza ai figli malati.

L'obiettivo della riforma dei congedi

L'obiettivo dichiarato di queste modifiche, come specificato nel testo normativo, è "favorire la genitorialità". Si punta a rafforzare le misure volte a una gestione flessibile del rapporto tra vita privata e impegni professionali. Il fine ultimo è preservare l'occupazione, specialmente quella femminile, spesso più penalizzata dalle necessità di cura familiare. Estendere i congedi significa offrire strumenti concreti ai genitori per non dover scegliere tra carriera e famiglia. Queste nuove disposizioni del D.Lgs. 151/2001 mirano a modernizzare il welfare italiano, allineandolo maggiormente alle sfide sociali contemporanee.

L'aumento dei giorni di malattia e l'estensione dell'età per i congedi parentali rappresentano un supporto alla famiglia che va oltre la prima infanzia, riconoscendo che le esigenze di cura non terminano con l'inizio della scuola elementare. Questa flessibilità è cruciale per mantenere un alto tasso di occupazione e per promuovere una cultura del lavoro che sia realmente inclusiva e attenta al benessere dei dipendenti e dei loro nuclei familiari. La normativa, intervenendo su punti chiave del Testo Unico, cerca di dare una risposta concreta alle richieste di maggiore supporto.

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