Disinformazione digitale: truffe, deepfake e le norme

L'aumento della disinformazione digitale e dei deepfake preoccupa. L'Italia e l'UE rispondono con nuove leggi e la scuola si attiva.

A cura di Scuolalink Scuolalink
25 ottobre 2025 10:30
Disinformazione digitale: truffe, deepfake e le norme - deep thinking
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La disinformazione digitale cresce rapidamente, alimentata da deepfake e contenuti manipolati. Episodi recenti in Italia, da false notizie politiche a truffe finanziarie, hanno acceso i riflettori su questo fenomeno. Mentre la politica chiede strumenti di controllo e l'Europa vara l'AI Act con sanzioni severe, emerge un'altra emergenza: quella educativa. Un giovane su tre fatica a riconoscere le fake news.

L'allarme deepfake: truffe e manipolazione politica

La recente ondata di contenuti digitali manipolati ha generato una significativa apprensione istituzionale e pubblica. L'interrogazione parlamentare presentata da Alleanza Verdi Sinistra, con prima firmataria Elisabetta Piccolotti, ha evidenziato episodi gravi: dal falso video su Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia), che attribuiva erroneamente responsabilità a Sigfrido Ranucci nell'attentato subito, fino all'intervento della Consob che ha oscurato 17 siti truffa.

Questi portali sfruttavano immagini contraffatte di leader politici (Meloni, Salvini, Schlein, Calenda) per promuovere investimenti crypto abusivi. Sono stati denunciati anche deepfake diffusi sui social, come quello relativo a Ilaria Salis e Matteo Baldan, alimentando timori sul condizionamento dell'opinione pubblica. Avs ha chiesto al Governo quali iniziative intenda assumere per fornire alle forze dell’ordine le tecnologie necessarie e se sia opportuno prevedere norme per l'identificazione (come la filigrana) dei video realizzati con intelligenza artificiale.

Disinformazione digitale: la risposta normativa UE e italiana

Di fronte a questa escalation, le istituzioni europee e nazionali hanno introdotto nuove misure legislative. L'Italia ha recentemente recepito il nuovo Regolamento europeo noto come “AI Act” (UE 2024/1689). Questa normativa impone regole stringenti per garantire un uso corretto e trasparente dell'intelligenza artificiale, prevedendo un monitoraggio attento dei potenziali rischi economici e sociali. Sul fronte interno, il codice penale italiano è stato aggiornato con una norma specifica per contrastare l'illecita diffusione di contenuti generati o manipolati dall'IA.

La legge prevede pene severe, con reclusione da uno a cinque anni, per "chiunque cagiona un danno ingiusto a una persona, cedendo, pubblicando o altrimenti diffondendo, senza consenso, immagini, video o voci falsificati o alterati" tramite IA, se idonei a ingannare sulla loro genuinità. Questa disciplina mira a rafforzare la vigilanza sull'autenticità dei contenuti digitali, proteggendo i cittadini da abusi e manipolazioni.

L'emergenza educativa e il ruolo della scuola

La sola repressione penale non è sufficiente; la prevenzione e la formazione sono centrali. Già dieci anni fa, la Finlandia ha introdotto percorsi didattici specifici per affinare la capacità critica e la verifica delle fonti tra gli studenti, anticipando problemi che si sono poi verificati altrove, come in Spagna durante l'alluvione a Valencia e la pandemia. In Italia, la sfida educativa è impellente. Il report "Disinformazione a Scuola", curato dall'Università Vita-Salute San Raffaele, rivela un dato allarmante: un giovane su tre fatica a discernere l'affidabilità delle informazioni online.

Per rispondere a questa esigenza, è stato istituito l'Osservatorio permanente sulla Disinformazione Digitale, supportato da Havas PR, che coinvolgerà attivamente gli studenti delle superiori. Carlo Martini, responsabile della ricerca, sottolinea la necessità di "collaborazione di tutte le componenti della società". Caterina Tonini (CEO di Havas Creative Network Italy) ribadisce la "responsabilità di contribuire concretamente" alla formazione dei giovani, fornendo loro gli strumenti per navigare criticamente il web.

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