Educazione genitoriale, Crepet: I gruppi Whatsapp dei genitori? Sono barbarici!
L'analisi di Crepet sull'educazione genitoriale: l'ipercontrollo genitoriale e le chat bloccano l'autonomia e danneggiano la crescita dei figli.
Lo psichiatra Paolo Crepet torna a Bologna con il suo spettacolo "Il reato di pensare". L'intervento, riportato da Il Resto del Carlino, affronta temi cruciali dell'educazione genitoriale nell'era digitale. Crepet lancia un monito severo contro l'eccesso di tecnologia e l'ipercontrollo genitoriale. Secondo l'esperto, questo "egocentrismo" e l'uso di strumenti come le chat dei genitori, definiti "barbarici", impediscono ai figli di sviluppare la propria autonomia.
Educazione, intelligenza artificiale e il rischio dell'isolamento
Il noto psichiatra Paolo Crepet, in occasione del suo ritorno sulle scene teatrali di Bologna, solleva interrogativi profondi sulla deriva dell'istruzione contemporanea. La sua riflessione parte da una provocazione sull'impatto dell'intelligenza artificiale generativa. Crepet si interroga sul senso stesso dell'istituzione scolastica tradizionale in un'epoca in cui la tecnologia sembra offrire scorciatoie personalizzate. "Se un ragazzo può usare una chat di intelligenza artificiale per costruirsi su misura una propria formazione, allora mi chiedo: che bisogno c’è di andare a scuola?” è la domanda provocatoria lanciata dallo psichiatra. Questa riflessione evidenzia il timore di un apprendimento sempre più individualistico e mediato esclusivamente da dispositivi, lontano dalla comunità educativa della classe.
L'esperto articola ulteriormente questa preoccupazione, dipingendo uno scenario futuro potenzialmente distopico per la socialità dei giovani studenti. La visione critica di Crepet si estende alla possibilità concreta che l'istrazione formale possa trasferirsi interamente tra le mura domestiche, trasformando l'apprendimento in un'attività solitaria. Egli esprime un forte dissenso verso l'idea di un'educazione "in pigiama", dove il confronto diretto con i pari e con i docenti viene a mancare. Questa prospettiva di isolamento formativo rappresenta, secondo l'analisi, una minaccia non solo per l'acquisizione di nozioni, ma soprattutto per la crescita sociale ed emotiva dei ragazzi, abituati a interagire con il mondo reale solo attraverso uno schermo.
L'analisi di Crepet sull'ipercontrollo e i gruppi chat
Un punto centrale dell'intervento di Paolo Crepet riguarda la dinamica del controllo genitoriale nell'era digitale. Lo psichiatra usa termini molto netti per descrivere alcuni strumenti ormai diffusi, definendo i gruppi WhatsApp tra genitori come "barbarici". Questa critica non si limita al mezzo, ma si estende all'atteggiamento che esso favorisce. Crepet identifica un "egocentrismo" genitoriale che si manifesta attraverso un monitoraggio costante e invasivo dei figli, reso possibile dai dispositivi digitali. Questo ipercontrollo, secondo la sua visione, non è una forma di protezione, ma un ostacolo diretto alla maturazione dei giovani. L'ansia dei genitori si traduce in un'intrusione che impedisce ai ragazzi di sperimentare l'errore e la responsabilità.
Le conseguenze di questo atteggiamento iperprotettivo sono, secondo Crepet, deleterie per lo sviluppo dell'indipendenza. Impedire ai ragazzi di crescere autonomamente significa privarli delle esperienze necessarie per costruire la propria identità e la propria capacità di giudizio. La dipendenza costante dal controllo adulto, facilitata dalla tecnologia, crea individui incapaci di gestire la libertà e l'imprevisto. La critica dello psichiatra si focalizza sulla necessità di allentare questa morsa digitale, permettendo ai figli di avere spazi propri, fisici e mentali, in cui poter agire, sbagliare e imparare senza la supervisione onnipresente e ansiogena della famiglia, spesso amplificata proprio dalle chat di gruppo.
Diritto all'esperienza e difesa dell'umanità
L'analisi di Crepet si sposta poi sulla difesa del diritto all'infanzia e all'esperienza concreta, elementi che l'eccesso di digitalizzazione sta erodendo. "Perché i bambini non possono più dipingersi addosso, giocare nei cortili e costruire macchine stupefacenti?” si interroga l'esperto. Questa domanda retorica sottolinea la perdita della manualità e della creatività fisica, oggi interamente confinate nell'ambiente virtuale dei telefonini e dei tablet. Secondo lo psichiatra, le conseguenze di questa deprivazione sensoriale sono già misurabili e allarmanti. Egli cita studi di neuroscienziati che confermano un crollo verticale delle competenze cognitive di base, come la memoria e la capacità di attenzione, precipitate a causa della sovrastimolazione digitale.
Gli effetti negativi si riflettono su abilità fondamentali per l'apprendimento, come la capacità di elaborare un riassunto o la padronanza della scrittura in corsivo. Per contrastare questa tendenza, Crepet propone una soluzione: restituire ai ragazzi il tempo per annoiarsi. La noia, vista non come un vuoto da riempire digitalmente, ma come stimolo per la creatività, è fondamentale. L'invito è a riscoprire giochi tradizionali e a frequentare attivamente spazi culturali reali, come le librerie per ragazzi. Questa visione si estende alla sanità: di fronte ai robot chirurgici, Crepet difende la "forza di una carezza", sottolineando come l'intelligenza artificiale non possa sostituire l'empatia umana nel comunicare notizie delicate ai pazienti.