Fiscal drag: cos'è e come influisce sui redditi

L'inflazione aumenta la pressione fiscale. Il fiscal drag erode il potere d'acquisto di stipendi e pensioni. Analisi del fenomeno.

A cura di Scuolalink Scuolalink
19 ottobre 2025 20:00
Fiscal drag: cos'è e come influisce sui redditi - Fiscal Drag
Fiscal Drag
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Il fiscal drag rappresenta un aumento della pressione fiscale non deciso dal legislatore, ma causato dall'inflazione. Quando i prezzi salgono, i redditi nominali possono adeguarsi, spingendo i contribuenti verso scaglioni IRPEF superiori. Questo fenomeno, noto come drenaggio fiscale, porta a un prelievo maggiore, erodendo il potere d'acquisto reale delle famiglie e alterando la progressività del sistema.

Cos'è il drenaggio fiscale e come funziona

Il fiscal drag, o drenaggio fiscale, è un fenomeno economico che si verifica in presenza di inflazione. Si tratta di un incremento "silenzioso" della pressione tributaria. Questo aumento non deriva da una nuova legge, ma dall'effetto combinato dell'aumento dei prezzi e della struttura progressiva delle imposte sul reddito, come l'IRPEF in Italia. L'inflazione, infatti, spinge verso l'alto i redditi nominali (gli stipendi in busta paga). Anche se il potere d'acquisto reale del lavoratore non aumenta, o addirittura diminuisce, la sua retribuzione nominale cresce. Questo "scatto" nominale può far superare al contribuente i limiti degli scaglioni di reddito prestabiliti. Di conseguenza, si trova a pagare aliquote marginali più elevate su una parte del suo stipendio. In sintesi, il gettito fiscale per lo Stato aumenta automaticamente, ma a spese del reddito disponibile reale dei cittadini.

L'impatto del fiscal drag sul potere d'acquisto

L'effetto più diretto del fiscal drag sui contribuenti è l'erosione del potere d'acquisto. Questo accade perché le tasse aumentano più velocemente dei redditi reali. Se uno stipendio cresce del 5% a causa dell'inflazione, ma questo aumento sposta il contribuente in uno scaglione fiscale superiore, l'aumento netto in busta paga sarà inferiore al 5%. Il reddito disponibile reale, cioè la capacità di acquistare beni e servizi, diminuisce. Il drenaggio fiscale colpisce in modo particolare i redditi fissi, come quelli dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Questi soggetti hanno meno strumenti per adeguare i propri guadagni all'inflazione. La progressività fiscale, pensata per far pagare di più a chi guadagna di più, viene così distorta dal fenomeno inflattivo. Il sistema finisce per penalizzare chi subisce l'inflazione senza un reale aumento di ricchezza.

Le componenti del fenomeno: scaglioni e detrazioni

Il drenaggio fiscale agisce attraverso due canali principali del sistema IRPEF. Il primo, e più noto, è l'effetto sugli scaglioni, come descritto. I contribuenti vedono il loro reddito nominale "gonfiato" dall'inflazione e vengono spinti verso aliquote più alte. Il secondo canale, spesso trascurato, riguarda le detrazioni fiscali e le deduzioni. Molte di queste agevolazioni sono fissate in termini nominali, cioè come un importo fisso in euro (ad esempio, detrazioni per figli a carico, interessi sul mutuo o spese mediche). Quando l'inflazione cresce, il valore reale di queste agevolazioni fisse diminuisce. Una detrazione di 100 euro vale molto meno in termini di potere d'acquisto dopo un'inflazione del 10%. Questo doppio effetto, scaglioni non adeguati e detrazioni svalutate, amplifica l'impatto negativo del fiscal drag sui bilanci familiari.

Possibili correzioni e il gettito per lo Stato

Per neutralizzare gli effetti del fiscal drag, la soluzione tecnica più discussa è l'indicizzazione automatica all'inflazione. Questo meccanismo prevede di adeguare annualmente i limiti degli scaglioni di reddito, l'importo delle detrazioni e delle deduzioni al tasso di inflazione registrato. In questo modo, si eviterebbe l'aumento occulto della pressione fiscale. L'Italia ha già utilizzato meccanismi simili in passato. Sebbene l'inflazione porti a un gettito aggiuntivo per le casse dello Stato, questo vantaggio è spesso solo temporaneo. Da un lato, lo Stato incassa di più, ma dall'altro deve spendere di più per adeguare stipendi pubblici e pensioni all'inflazione. Questo drenaggio fiscale crea quindi una distorsione che avvantaggia lo Stato nel breve termine, ma danneggia l'economia reale.

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