Maria Rita Parsi sul caso della famiglia nel bosco: 'Solo un ingranaggio burocratico'
L'analisi di Maria Rita Parsi sul ruolo dei servizi sociali e l'allontanamento dei minori che vivevano a contatto con la natura.
L'intervento della nota esperta Maria Rita Parsi offre una prospettiva diversa sul caso della famiglia che ha scelto la vita nei boschi. Secondo la psicopedagogista, ci troviamo di fronte a genitori e figli vittime di un ingranaggio burocratico che ha agito senza un necessario approccio multidisciplinare. Una vicenda complessa che richiede di ripensare le modalità di intervento per non causare traumi peggiori, tutelando un modello educativo differente ma non per questo criminale.
La critica di Maria Rita Parsi alle istituzioni
Nell’intervista rilasciata al quotidiano "Il Centro", la dottoressa punta il dito contro le attuali modalità operative dei servizi sociali e della giustizia. Non si tratta di condannare i singoli operatori, spesso lasciati soli a gestire casi complessi, ma di evidenziare la grave assenza di un lavoro interdisciplinare che coinvolga psicoterapeuti, neuropsichiatri, sociologi e pedagogisti prima di attuare separazioni così drastiche. Secondo l'esperta, l'allontanamento coatto deve rimanere un'opzione per situazioni di estremo degrado o violenza, non per chi sceglie uno stile di vita alternativo. In questo contesto, il tribunale rischia di basarsi su relazioni parziali, colpendo duramente una famiglia che aveva fatto della natura e istruzione parentale i propri pilastri valoriali, senza commettere reati.
Il trauma della separazione e l'educazione
Un aspetto centrale dell'analisi riguarda la salute mentale e la reazione dei tre bambini coinvolti. La loro relativa serenità, nonostante il drastico cambiamento ambientale, denota buoni equilibri interni, segno inequivocabile che l'educazione ricevuta dai genitori era solida e amorevole. Il vero danno psicologico, secondo la ricostruzione della psicopedagogista, scaturisce paradossalmente dal crollo del loro mondo e dalla delegittimazione dell'autorità di madre e padre. I minori, che seguivano regolarmente percorsi di apprendimento domestico ed erano abituati a leggere e studiare, si trovano ora a dover interpretare la loro precedente esistenza come un errore. Non ci troviamo di fronte a casi di malnutrizione o maltrattamenti, ma a un progetto di vita che, seppur atipico e fuori dagli schemi urbani, garantiva istruzione, cultura e affetto.
Soluzioni per ricomporre il nucleo familiare
Per uscire da questa dolorosa impasse, è necessario tracciare rapidamente una strada che porti al ricongiungimento. La proposta operativa è quella di strutturare un percorso condiviso e costruttivo tra la famiglia e le istituzioni, dove si possano trovare compromessi pratici sulle condizioni abitative senza però smantellare l'identità profonda del nucleo. Il conflitto burocratico deve rimanere confinato in un ambito strettamente tra adulti, evitando assolutamente di far pesare sui piccoli colpe che non esistono e spiegando loro che la loro storia non è sbagliata. L'obiettivo primario deve essere il rientro dei minori, supportando i genitori nell'adeguamento alle richieste normative di sicurezza, ma riconoscendo la validità del loro legame e la necessità di una tutela dei bambini che passi inevitabilmente per la presenza costante di mamma e papà.