Minori e smartphone: il 54% connesso fino a tarda notte
L'indagine SWG evidenzia l'uso precoce dei device e la difficoltà dei genitori nel gestire i rischi della rete tra smartphone e minori.
Un'indagine SWG commissionata dalla Fondazione Barbara Berlusconi analizza il complesso rapporto tra minori e smartphone. Emerge un quadro preoccupante: l'uso precoce della tecnologia mette in crisi le famiglie, spesso impreparate a gestire i rischi del mondo digitale e l'isolamento dei figli.
L'accesso precoce e le difficoltà delle famiglie
I dati raccolti dalla ricerca mostrano come l'ingresso nel mondo virtuale avvenga ormai prestissimo: oltre la metà dei bambini tra i 6 e i 10 anni possiede già un dispositivo personale connesso. Questa precocità mette in seria difficoltà gli adulti, che denunciano una forte sensazione di solitudine e inadeguatezza nella gestione educativa. Solo una ristretta minoranza di genitori, tra il 15 e il 25%, si dichiara pienamente consapevole dei rischi o preparata ad affrontarli concretamente. La maggior parte del campione richiede un supporto esterno per comprendere le complesse dinamiche di social network e web, ammettendo con franchezza di non avere gli strumenti culturali e tecnici adatti per proteggere efficacemente i propri figli dalle numerose insidie della rete.
I rischi concreti tra smartphone e minori
Le preoccupazioni familiari trovano purtroppo riscontro in comportamenti allarmanti documentati dallo studio. Il 54% del campione ha sorpreso i figli con il telefono acceso di notte, un fenomeno che alimenta conflitti quotidiani in famiglia. Oltre alle problematiche legate al sonno, i genitori segnalano diversi pericoli concreti:
episodi di dipendenza da smartphone;
esposizione a fenomeni di cyberbullismo;
visione di contenuti violenti o pornografici.
La percezione del pericolo varia in base alla piattaforma utilizzata: se Instagram e TikTok sono visti come ambienti digitali insicuri dal punto di vista educativo, WhatsApp e YouTube godono di una fiducia maggiore, venendo considerati strumenti più gestibili o potenzialmente utili per la comunicazione e l'intrattenimento dei ragazzi.
L'intelligenza artificiale e il bisogno di formazione
Un capitolo a parte riguarda il rapporto con l'innovazione tecnologica più recente. L'intelligenza artificiale viene spesso percepita come meno pericolosa rispetto ai social, ma questa visione deriva sovente da una scarsa cultura digitale. Chi possiede competenze adeguate riconosce nell'IA un supporto allo studio, mentre la mancanza di conoscenza genera paure infondate o fiducia cieca. Emerge dunque una richiesta urgente di percorsi di educazione digitale che forniscano linee guida chiare. I genitori invocano regole più rigide e una maggiore responsabilità delle piattaforme, ammettendo la necessità di un aiuto concreto per non affrontare da soli questa sfida educativa.