Muore la docente che denunciò i ritardi negli esami istologici in Sicilia

Muore la docente di Mazara del Vallo che denunciò i ritardi negli esami istologici. Resta un simbolo di dignità e coraggio.

10 ottobre 2025 12:03
Muore la docente che denunciò i ritardi negli esami istologici in Sicilia - Nastro nero per lutto
Nastro nero per lutto
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È morta a 56 anni la docente di Mazara del Vallo che aveva denunciato gli intollerabili ritardi negli esami istologici subiti dopo un intervento chirurgico. Il suo caso, diventato simbolo della battaglia per una sanità siciliana più efficiente e giusta, aveva portato all’apertura di un’inchiesta e a un’interrogazione parlamentare.

L’inchiesta e la denuncia

La professoressa, dopo un’isterectomia eseguita nel dicembre 2023, aveva dovuto attendere otto mesi per conoscere l’esito dell’esame istologico, arrivato solo nell’agosto 2024. Quando finalmente ricevette la diagnosi, il quadro clinico era ormai compromesso da metastasi diffuse. La vicenda portò la Procura di Trapani ad aprire un’inchiesta, tuttora in corso, con dieci medici indagati.

Dalla denuncia della docente emersero criticità strutturali gravi: ritardi cronici nei laboratori di analisi, mancanza di personale e disorganizzazione gestionale. Dopo la diffusione del caso sui media nazionali, il Ministero della Salute chiese chiarimenti all’Asp di Trapani sui tempi di lavorazione dei referti. Il direttore generale Ferdinando Croce si impegnò a smaltire entro marzo 2025 tutti i referti arretrati, riconoscendo implicitamente le carenze del sistema.

Le parole della docente e il suo coraggio

Già debilitata dalla malattia, la docente aveva trasformato la propria esperienza in una battaglia civile e morale. “Il tumore ha camminato mentre aspettavo gli esiti”, aveva raccontato con amarezza, ricordando come la patologia fosse stata inizialmente diagnosticata come un semplice fibroma. Dopo mesi di attesa, decise di trasferirsi a Milano per ricevere cure adeguate, denunciando pubblicamente i disservizi e l’indifferenza del sistema sanitario locale.

Non ho rancore, né rabbia – aveva dichiarato – ma la mia battaglia è per chi non può curarsi altrove. La Sicilia merita una sanità migliore”. Parole che racchiudono la dignità e la forza di una donna che, pur consapevole della gravità della sua condizione, scelse di combattere per gli altri. Il suo appello divenne un manifesto per chi vive ogni giorno l’inefficienza della sanità pubblica, costretto spesso a emigrare per potersi curare.

Il sostegno delle istituzioni e l’ultimo messaggio

Anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, volle esprimerle pubblicamente la propria vicinanza, scrivendole un messaggio di gratitudine per il coraggio e la dedizione dimostrati. “La sua è una testimonianza di passione e umanità, esempio per tutta la comunità scolastica”, aveva scritto il ministro, assicurandole il sostegno del Ministero nella sua battaglia per il diritto alla salute.

La docente, commossa, rispose con semplicità: “Faccio solo il mio dovere con amore e per amore del bene”. Poche settimane dopo, scrisse anche ai suoi studenti un messaggio struggente: “Fate della vostra vita un capolavoro. Io tornerò presto tra i banchi”. Un augurio che oggi risuona come un testamento morale, simbolo di un insegnamento che va oltre le aule e diventa lezione di vita e di coraggio civile.

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