Novara: 'Basta diagnosticare i bambini sani'

Daniele Novara critica la “moda del difetto” nelle scuole: troppi bambini vengono etichettati da screening neuropsichiatrici.

13 ottobre 2025 07:00
Novara: 'Basta diagnosticare i bambini sani' - pedagogista Daniele Novara
pedagogista Daniele Novara
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Daniele Novara mette in guardia contro l’abuso degli screening neuropsichiatrici nelle scuole, denunciando la “moda del difetto” che rischia di etichettare come fragili troppi bambini. L’infanzia, sostiene il pedagogista, è immaturità, crescita e varietà, non un elenco di disturbi da correggere.

La critica di Novara agli screening e alla logica del sospetto

Durante un intervento al Forum ZeroSei di Osimo, promosso dalla Lega del Filo d’Oro, Daniele Novara ha espresso forti perplessità sul ricorso crescente agli screening neuropsichiatrici nelle scuole. Questi test, spesso realizzati da strutture private prive di protocolli ministeriali ufficiali, vengono presentati come strumenti di aiuto ma finiscono, secondo il pedagogista, per trasformare la fragilità in diagnosi. Novara denuncia come circa un terzo dei bambini venga oggi classificato come “problematico” o “neurodivergente”, e si chiede: “È davvero possibile che così tanti bambini abbiano disturbi?” Dietro questa tendenza, vede una cultura educativa improntata al sospetto, più attenta a cercare ciò che non funziona che a valorizzare il percorso evolutivo del bambino.

L’immaturità come dimensione dello sviluppo

Nel suo pensiero pedagogico, Novara rifiuta la logica che assimila l’immaturità a un difetto. Al contrario, l’immaturità è la condizione che consente all’essere vivente di crescere e maturare. Ogni bambino attraversa fasi di disordine, instabilità e oscillazioni affettive che non devono essere patologizzate. In questa prospettiva, la complessità evolutiva è un tratto fisiologico, non una deviazione da correggere. Il monito contro l’iperdiagnosi è dunque un invito a riconoscere la naturalezza del cambiamento e la varietà dei ritmi di sviluppo. Trattare la crescita come un problema da risolvere, sostiene Novara, significa negare la dimensione dinamica e creativa dell’infanzia, riducendo l’educazione a un processo di normalizzazione precoce.

La scuola come spazio educativo, non diagnostico

Novara richiama infine la responsabilità della scuola, che dovrebbe rimanere un luogo di osservazione, ascolto e accompagnamento, non una sede di diagnosi anticipata. Gli insegnanti, spesso spinti da buone intenzioni, rischiano di delegare il loro compito educativo a procedure mediche, perdendo la fiducia nella capacità naturale di crescita dei bambini. L’uso improprio degli screening, spiega, può creare un clima di allarme e di etichettamento precoce, con conseguenze durature sull’autostima e sulla percezione di sé. Per il pedagogista, l’educazione deve tornare al suo fondamento: accogliere la complessità dell’infanzia senza ridurla a categorie cliniche. Solo così la scuola può riscoprire la sua missione originaria: aiutare a crescere, non a diagnosticare.

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