Ponte sullo Stretto: stop nel 2025 e arriva l'emendamento Pd per destinare i fondi al Mezzogiorno

L'iter del Ponte sullo Stretto bloccato dalla Corte dei Conti. Il Pd presenta un emendamento in manovra per riallocare miliardi al Mezzogiorno.

A cura di Scuolalink Scuolalink
06 novembre 2025 16:00
Ponte sullo Stretto: stop nel 2025 e arriva l'emendamento Pd per destinare i fondi al Mezzogiorno - Progetto del Ponte sullo stretto di Messina
Progetto del Ponte sullo stretto di Messina
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Si arena l'iter del Ponte sullo Stretto. Dopo l'intervento della Corte dei Conti, slitta l'avvio dei lavori, non più nel 2025. Mentre il ministro Salvini cerca di superare i rilievi, l'opposizione agisce. Il Partito Democratico ha presentato un emendamento alla manovra per liberare i fondi già stanziati e destinarli ad altre priorità del Mezzogiorno.

Il blocco della Corte dei Conti e la risposta del governo

L'iter per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina ha subito un'improvvisa e significativa battuta d'arresto, destinata a rimodulare l'intero cronoprogramma. La Corte dei Conti ha infatti negato il visto di legittimità alla delibera Cipess, bloccando di fatto la procedura autorizzativa. Questa decisione ha costretto il Ministero dei Trasporti a rivedere l'ambiziosa tabella di marcia, più volte aggiornata dal ministro Matteo Salvini. L'avvio dei lavori, inizialmente ipotizzato per il 2025, è stato ora ufficialmente posticipato, con il mese di febbraio indicato come nuovo obiettivo temporale per l'apertura dei primi cantieri.

Nonostante questo evidente stop, il vicepremier si è detto fiducioso di poter rispondere a tutti i rilievi sollevati dai magistrati contabili, che si preannunciano sia di natura formale che sostanziale. Si attendono ora le motivazioni ufficiali della Corte, un documento chiave per comprendere l'entità delle criticità. Una volta pubblicate, il ministro intende replicare punto su punto per sbloccare lo stallo e, come ribadito in Consiglio dei ministri, far partire i lavori al più presto.

I rischi di danno erariale e la copertura dei fondi

Le questioni sollevate dai magistrati contabili toccano aspetti procedurali, tecnici ed economici complessi. Se il governo, nonostante le obiezioni, decidesse di procedere forzando i tempi, magari ottenendo un ‘visto con riserva’ (una procedura contemplata dalla legge), si esporrebbe concretamente a un potenziale rischio di danno erariale. Con le spese per il progetto già lievitate considerevolmente nel corso dell'ultimo anno, i membri dell'esecutivo potrebbero essere chiamati a rispondere personalmente in caso di un futuro annullamento dell'intero iter.

I rischi finanziari immediati sono notevoli e includono il pagamento delle indennità per la risoluzione dei contratti di collaborazione fin qui sottoscritti, oltre all'avvio immediato delle complesse procedure di esproprio. Sul fronte finanziario, Salvini ha comunque assicurato l'intenzione di mettere in sicurezza i fondi già stanziati, che ammontano a 13,5 miliardi di euro, coperti dalla scorsa legge di Bilancio. Queste risorse provengono da diverse fonti: 6,962 miliardi dal bilancio statale, 4,6 miliardi dai Fondi Sviluppo e Coesione (FSC) dell'Amministrazione Centrale, 1,6 miliardi dagli FSC di Sicilia (1,3 miliardi) e Calabria (300 milioni), e 370 milioni da risorse proprie della società Stretto di Messina S.p.A.

Ponte sullo Stretto: l'emendamento Pd per riallocare le risorse

Proprio sulla massiccia copertura finanziaria si concentra ora l'azione delle opposizioni, che vedono nello stop della Corte la conferma dei loro dubbi. Il Partito Democratico, per voce del senatore Antonio Nicita, componente della Commissione Bilancio, ha annunciato la presentazione di un emendamento alla manovra finanziaria, attualmente in discussione al Senato. Visto lo slittamento confermato dei cantieri (non più nel 2025), i dem chiedono di sbloccare le risorse vincolate al Ponte per destinarle immediatamente ad altre priorità infrastrutturali e sociali del Mezzogiorno.

Il testo dell'emendamento mira a eliminare i riferimenti normativi che autorizzavano l'uso dei Fondi di Sviluppo e Coesione (per 3,8 miliardi) per il Ponte, riassegnandoli interamente al Sud. Si chiede inoltre che ulteriori 500 milioni, previsti per opere connesse, siano dati a Sicilia e Calabria per mobilità (strade, ferrovie), sanità e edilizia scolastica. Un secondo emendamento punta infine a blindare i conti pubblici, stabilendo che la manutenzione ordinaria e straordinaria dell'opera sia a carico del gestore, garantita esclusivamente dalle tariffe stradali e ferroviarie, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

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