Ricorso Carta del docente: se il MiM non risarcisce, interviene il commissario ad acta

Il Tar Emilia Romagna impone al Ministero il pagamento della Carta del docente a un precario. Sentenza da eseguire entro 60 giorni.

30 ottobre 2025 14:30
Ricorso Carta del docente: se il MiM non risarcisce, interviene il commissario ad acta - Giudice con la bilancia in mano
Giudice con la bilancia in mano
Condividi

Nuova sentenza sulla Carta del docente. Il Tar dell'Emilia Romagna ha ordinato al Ministero dell'Istruzione di risarcire un insegnante precario con 1.500 euro. La decisione segue una sentenza passata in giudicato (Tribunale di Modena) che riconosceva la discriminazione. Il Ministero ha 60 giorni per pagare, altrimenti interverrà un commissario ad acta.

Esecuzione forzata della sentenza: il Tar dà ragione al precario

Il Tribunale Amministrativo dell'Emilia Romagna interviene con decisione per garantire giustizia a un docente. È stato infatti accolto il ricorso presentato dai legali del sindacato Anief per l'ottemperanza di un verdetto precedente. La questione riguarda la mancata esecuzione di una sentenza già passata in giudicato, la n. 5/2024 emessa dal Tribunale di Modena, Sezione Lavoro. Quel pronunciamento aveva chiaramente stabilito il diritto del supplente a vedersi riconosciute tre annualità della Carta del docente, pari a 1.500 euro totali.

Il giudice del lavoro modenese aveva agito riconoscendo una palese discriminazione ai danni dell'insegnante a tempo determinato. Questa interpretazione, come sottolineato nel ricorso, è ormai consolidata e supportata da autorevoli fonti giuridiche. La stessa linea è stata infatti tracciata in precedenza sia dal Consiglio di Stato, sia dalla Corte di Giustizia Europea e, infine, dalla Corte di Cassazione. Il Tar, prendendo atto del ritardo del Ministero, ha quindi ribadito un principio fondamentale: una sentenza deve essere eseguita dall'amministrazione pubblica senza indugi.

Carta del docente: 60 giorni o scatta il commissario

La pronuncia del Tar emiliano-romagnolo non lascia spazio a interpretazioni e fissa paletti temporali molto precisi. Il Ministero dell'Istruzione e del Merito (MIM) ha ora un termine perentorio di sessanta giorni per provvedere al risarcimento. Tale scadenza inizia a decorrere dalla data di notificazione della sentenza del Tar o dalla sua comunicazione in via amministrativa. Il tribunale, tuttavia, ha previsto anche le conseguenze di un'eventuale ulteriore inadempienza da parte dell'amministrazione. Se il Ministero dovesse ignorare la scadenza, non sarà necessario un nuovo ricorso per sbloccare la situazione.

La sentenza stabilisce che, su istanza della parte ricorrente (il docente), scatterà automaticamente la nomina di un commissario ad acta. Questa figura agisce come un sostituto dell'amministrazione. Il Tar ha già nominato il Dirigente responsabile dell’Ufficio VII – Formazione del personale Scolastico, con facoltà di sub-delega, che avrà il compito di eseguire materialmente il pagamento entro i successivi novanta giorni.

I precedenti e l'appello ai supplenti di Anief

Questo episodio non rappresenta un caso isolato nel panorama giudiziario italiano. Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, ha commentato la vittoria, sottolineando come i tribunali amministrativi regionali stiano diventando cruciali per rendere effettive le sentenze. "Le decisioni dei Tribunali del Lavoro non possono rimanere nel limbo", ha affermato Pacifico, evidenziando la strategia legale del sindacato. L'Anief ha infatti già ottenuto pronunciamenti analoghi in diverse regioni, dove i Tar sono dovuti intervenire per forzare la mano al Ministero. Pacifico ha citato i casi dei Tar della Calabria e del Lazio, oltre a quello del Veneto.

In tutte queste occasioni, i giudici amministrativi hanno imposto la medesima tempistica di 60 giorni per l'adempimento, prevedendo il subentro del commissario ad acta in caso di ritardo. Forte di queste vittorie, l'Anief rinnova l'appello a tutti i supplenti annuali, sia quelli attualmente in servizio sia quelli degli anni passati, anche se nel frattempo immessi in ruolo. Il sindacato invita a presentare ricorso gratuito per recuperare le somme negate, che possono arrivare fino a 3.500 euro, più gli interessi legali. L'unica condizione è prestare attenzione alla prescrizione, non lasciando trascorrere più di cinque anni dalla firma del contratto.

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail