Risparmi italiani: cresce la prudenza, ma il 22% non arriva a fine mese
L'indagine Acri-Ipsos 2025 svela il rapporto degli italiani con i risparmi: più cautela e voglia di stabilità in un clima di incertezza.
L'indagine Acri-Ipsos 2025 fotografa i risparmi italiani in un'epoca segnata dall'incertezza. Emerge un Paese cauto: aumenta chi risparmia (44%) ma resta alta (22%) la quota di chi non riesce a mettere da parte nulla. Il valore del risparmio torna centrale, visto come protezione dal rischio e atto di responsabilità. L'inflazione e la paura del futuro condizionano le scelte.
Il valore etico del risparmio nell'Italia del 2025
L'indagine Acri-Ipsos 2025, presentata in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, dipinge un quadro complesso della società italiana. In un contesto di persistente incertezza economica e tensioni internazionali, il risparmio cessa di essere una mera scelta finanziaria per trasformarsi in un barometro collettivo. Emerge una riscoperta della prudenza. Secondo la ricerca, ben il 91% degli italiani considera il risparmio un valore cruciale da trasmettere alle nuove generazioni. Questa percezione segna un ritorno a una visione del denaro come protezione dal rischio e come strumento di responsabilità, sia personale che collettiva. Si rafforza un approccio più maturo alla gestione dell'economia domestica, caratterizzato da realismo e da uno sguardo che tenta di andare oltre le difficoltà del presente.
La spaccatura sui risparmi italiani: chi accumula e chi arranca
L'analisi dei risparmi italiani rivela un Paese a due velocità. Da un lato, si registra un segnale positivo: la percentuale di chi riesce a risparmiare con regolarità ogni mese è salita al 44%, rispetto al 41% del 2024. Dall'altro lato, permane una vasta area di vulnerabilità. Il 22% degli italiani (in lieve calo dal 24% precedente) dichiara di spendere tutto ciò che guadagna, vivendo alla giornata. All'interno di questo gruppo, desta allarme l'aumento della quota di chi non riesce più a risparmiare, passata dal 30% al 32%. Si tratta di individui che in passato avevano una capacità di accantonamento, ora erosa dall'inflazione e da nuovi oneri. Cambia anche la finalità: per il 58% delle donne il risparmio è autonomia economica, mentre per gli uomini (45%) è tutela familiare.
Prudenza e divari generazionali nella gestione del futuro
La fiducia nel futuro personale resta bassa: solo il 28% si dichiara ottimista, mentre il 53% esprime forte preoccupazione. Questa ansia si traduce in un dato economico tangibile: il 20% delle famiglie ammette di non riuscire più a sostenere le spese ordinarie. L'indagine evidenzia anche un profondo divario generazionale e territoriale. Il 55% dei giovani under 35 possiede risparmi inferiori a 5.000 euro, contro il 23% degli over 55. Il Mezzogiorno mostra una quota maggiore di famiglie vulnerabili rispetto al Nord. La prudenza domina le scelte di investimento: il 37% preferisce la liquidità (conto corrente o contanti), percepita come più sicura. Seguono i conti deposito (22%) e i fondi comuni (19%).