Sciopero pro-Gaza, nota disciplinare a 25 classi di un Liceo di Agrigento: il caso diventa politico

La decisione di una dirigente scolastica di un liceo ad Agrigento scatena la protesta di studenti e genitori, trasformando il caso in un dibattito politico.

04 ottobre 2025 23:03
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Una nota disciplinare collettiva a 25 classi di un liceo di Agrigento, a seguito dello sciopero pro-Gaza, ha innescato dure reazioni da parte delle famiglie. La dirigente scolastica ha richiesto la riammissione con un genitore, applicando il regolamento d'istituto. La vicenda ha assunto una rilevanza nazionale, arrivando fino al dibattito parlamentare.

Agrigento, sciopero pro-Gaza: la sanzione agli studenti e la protesta delle famiglie

Il provvedimento disciplinare ha interessato centinaia di studenti che il 3 ottobre hanno aderito allo sciopero per la Palestina. La nota disciplinare è stata inviata sul registro elettronico a venticinque classi di diversi plessi dell'istituto. La comunicazione specificava che la riammissione sarebbe stata consentita solo con l'accompagnamento dei genitori. La reazione di molte famiglie è stata immediata e critica. Diversi genitori hanno contestato la decisione, rifiutandosi di accompagnare i figli a scuola. Essi hanno sottolineato come lo sciopero fosse un atto di consapevolezza civile, condiviso in ambito familiare, e non una semplice assenza di massa.

La difesa della dirigente: 'Abbiamo applicato il regolamento'

La dirigente scolastica ha chiarito di aver semplicemente applicato il regolamento d'istituto vigente. Nello specifico, ha fatto riferimento all'articolo 5, comma 8, che disciplina le assenze di massa. Tale norma prevede un richiamo disciplinare quando almeno i due terzi di una classe risultano assenti. La procedura impone la riammissione solo se accompagnati dai genitori. La dirigente scolastica ha precisato che questa regola è stata applicata in modo uniforme anche in altre circostanze, come assenze collettive per gite o altri eventi. Il regolamento prevede anche la possibilità di convocare il consiglio di classe per valutare un impatto sul voto di comportamento.

Il caso diventa un caso politico

La vicenda ha rapidamente superato i confini scolastici, trasformandosi in un caso politico. Organizzazioni sindacali come la Cgil hanno espresso critiche verso il provvedimento della scuola. Esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle hanno manifestato perplessità sulla gestione della situazione. È stata annunciata la presentazione di un'interrogazione parlamentare al Ministro dell'Istruzione e del Merito. L'obiettivo è verificare se la sanzione sia compatibile con i principi costituzionali che tutelano la libertà di espressione e di manifestazione, specialmente quando le motivazioni sono legate a una presa di coscienza civile.