Sostegno scolastico, torna la chiamata diretta: rischio per trasparenza e diritti

Sul Sostegno si rischia la reintroduzione della chiamata diretta: decisioni opache minacciano trasparenza, equità e diritti nella scuola pubblica.

13 maggio 2025 13:21
Sostegno scolastico, torna la chiamata diretta: rischio per trasparenza e diritti - Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati TFA
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Dietro l’apparente obiettivo della continuità didattica, si nasconde la reintroduzione di una pratica scavalcata dalla normativa: la chiamata diretta. Il meccanismo, reintrodotto sul sostegno, rischia di espandersi, minando trasparenza, equità e diritti nel sistema scolastico pubblico.

Una scorciatoia che aggira le regole a discapito dei docenti di sostegno

La conferma dei docenti di sostegno su richiesta dei dirigenti scolastici, oggi consentita come misura straordinaria, rappresenta un’ alterazione profonda dei criteri di assegnazione basati su punteggio, titoli e graduatorie GPS. Questo meccanismo, già previsto in via sperimentale per il prossimo anno scolastico, riapre le porte alla discrezionalità nella selezione del personale, abolita con la fine della chiamata diretta voluta dalla riforma del 2015.

Dietro l’etichetta rassicurante della “continuità”, si cela un sistema opaco e potenzialmente arbitrario, che rischia di sostituire il principio meritocratico con scelte soggettive, non sempre documentate o verificabili. Il danno non si limita ai docenti esclusi dalla possibilità di conferma: a essere colpito è l’intero impianto della trasparenza scolastica.

Il sostegno come banco di prova nazionale

La misura, introdotta esclusivamente per gli insegnanti di sostegno, appare come un banco di prova per una possibile estensione all’intero organico docente. Un precedente pericoloso che potrebbe favorire nomine pilotate, favoritismi e disuguaglianze tra docenti. Il rischio è quello di un ritorno a un sistema gestito sulla base di preferenze personali e logiche interne agli istituti, più che su criteri oggettivi e pubblici.

La scuola pubblica rischia così di diventare terreno fertile per un’erosione sistematica dei diritti contrattuali e costituzionali, a partire dai più fragili: gli alunni con disabilità e i docenti precari, che spesso garantiscono il funzionamento delle classi con enormi sacrifici personali e lavorativi.

Un’operazione che sfrutta precarietà e disperazione

Il governo, privo di un piano strutturale per l’assunzione stabile del personale, sta alimentando un conflitto latente tra famiglie e docenti, scaricando su di loro il peso della carenza di risorse. Da un lato, le famiglie desiderano giustamente stabilità educativa per i propri figli con disabilità. Dall’altro, i docenti precari cercano comprensibilmente protezione e continuità lavorativa. Entrambi i bisogni, però, vengono strumentalizzati con una soluzione iniqua.

Quella proposta come “continuità” è in realtà una toppa fragile, che non garantisce né i diritti dei lavoratori né l’inclusione degli alunni. Non si tratta di stabilizzazione, ma di prolungamento della precarietà attraverso meccanismi discrezionali, che non affrontano alla radice la disfunzione cronica dell’organico.

Una richiesta chiara: stabilizzazioni vere, non scorciatoie

Il Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati denuncia con forza questo modello e chiede l’immediato ritiro di ogni procedura che consenta nomine fuori dalle graduatorie ufficiali. Serve un piano straordinario di assunzioni a partire proprio dai docenti di sostegno, che da anni operano in condizioni precarie, mal retribuite e spesso non tutelate.

La continuità didattica non si realizza con soluzioni emergenziali, ma con investimenti strutturali, rispetto dei diritti e stabilizzazione del personale.

Difendiamo una scuola pubblica trasparente, inclusiva e fondata sull’equità. Non si può più tollerare che il sostegno diventi il laboratorio di una scuola a gestione discrezionale.

Il comunicato stampa

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