Studente salta l’orale e prende il diploma: la protesta che divide la scuola

La protesta di uno studente alla maturità 2025 riapre il dibattito sul sistema di valutazione scolastica tra disagio giovanile e logiche prestazionali

08 luglio 2025 08:52
Studente salta l’orale e prende il diploma: la protesta che divide la scuola - Esami di Maturità
Esami di Maturità
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Ha rifiutato l’orale della maturità dopo aver raggiunto la sufficienza con crediti e prove scritte, dichiarando di voler protestare contro il sistema di valutazione scolastica. Il caso dello studente di Padova divide il mondo dell’istruzione, tra chi lo definisce coraggioso e chi parla di scelta opportunistica. Ma riporta al centro un tema cruciale: il senso del voto e il benessere degli studenti

Protesta o calcolo? Il giudizio della dirigente scolastica sulla scelta dello studente

Il gesto dello studente che ha rifiutato di sostenere l’orale della maturità ha avuto grande eco mediatica, ma la dirigente scolastica del suo liceo non condivide l’interpretazione eroica data da alcuni. “Non è stato un atto di coraggio, ma una scelta di comodo”, ha dichiarato. Il giovane ha ottenuto la promozione grazie a 31 crediti scolastici e ai voti delle prove scritte (17 e 14), raggiungendo la soglia per il diploma senza dover affrontare il colloquio finale. La preside sottolinea che il ragazzo ha scelto di protestare solo dopo essersi assicurato la promozione, mettendo in discussione l’autenticità del gesto.

Il disagio degli alunni di fronte alla valutazione, lo studente si fa porta voce di un disaggio

Al di là del singolo episodio, la vicenda mette in luce il rapporto problematico tra molti studenti e il sistema di valutazione. La dirigente lo evidenzia chiaramente: “Serve un dialogo più profondo per aiutare i ragazzi a comprendere il significato dei voti e a viverli con serenità”. Oggi il voto scolastico è spesso percepito come una misura punitiva, più che come uno strumento di crescita. Questa percezione può generare ansia da prestazione, frustrazione e disaffezione, specialmente nei contesti scolastici più competitivi.

Dalla scuola formativa a quella prestazionale

Nel corso degli ultimi decenni, la scuola ha vissuto un’evoluzione significativa: da luogo di formazione integrale è diventata sempre più spesso un’arena competitiva. L’introduzione di valutazioni standardizzate e la pressione a ottenere risultati immediati hanno spostato l’attenzione dal processo educativo al voto finale. Secondo uno studio recente, il 67% degli studenti italiani soffre di ansia scolastica, spesso legata al timore di non soddisfare aspettative esterne. Anche i social network contribuiscono alla spettacolarizzazione della performance, rendendo pubblici i risultati e intensificando la pressione sociale.

Verso una valutazione più educativa e inclusiva

Per rispondere a queste criticità, molte scuole stanno sperimentando modelli di valutazione più inclusivi e centrati sul benessere degli studenti. Tra le pratiche più diffuse:

  • Didattica per competenze, che considera il percorso più del risultato;
  • Spazi di ascolto psicologico, attivati anche grazie ai fondi del PNRR;
  • Progetti interdisciplinari, che privilegiano il pensiero critico e creativo.
    La sfida è riportare al centro la relazione educativa, per rendere la valutazione uno strumento di crescita, non di selezione. In un contesto in cui l’incertezza del futuro pesa sempre più sulle giovani generazioni, la scuola ha il compito urgente di offrire sicurezza, ascolto e strumenti per interpretare la realtà, non solo giudizi numerici.