Studenti occupano lo Spedalieri di Catania: proteste su Palestina, CPR e 'didattica della paura'

Occupazione al liceo Spedalieri di Catania: studenti in protesta contro genocidio in Palestina e repressione del dissenso.

07 ottobre 2025 21:33
Studenti occupano lo Spedalieri di Catania: proteste su Palestina, CPR e 'didattica della paura' -
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Il 6 ottobre 2025 gli studenti del liceo classico Spedalieri di Catania hanno occupato l’istituto dopo settimane di mobilitazione. In un comunicato pubblico hanno spiegato che l’azione nasce da un percorso di scioperi, assemblee e autogestione, e concentra il proprio dissenso sul massacro in Palestina, sulla complicità dei governi occidentali e sulla repressione del dissenso nelle scuole italiane.

Il percorso prima dell’occupazione: assemblee, scioperi e decisione collettiva

Gli studenti descrivono l’occupazione come l’esito di un processo partecipato: hanno partecipato allo sciopero generale del 22 settembre, tenuto un’assemblea straordinaria il 29 settembre, gestito un’autogestione il 2 ottobre e preso parte a un nuovo sciopero il giorno successivo.

In numerose riunioni extrascolastiche la comunità studentesca ha discusso le ragioni e le modalità dell’azione, arrivando alla scelta di occupare l’istituto come forma di dissenso visibile e organizzata. Nel comunicato gli studenti sottolineano che la loro decisione nasce dall’informazione condivisa e dal confronto interno, non da un gesto isolato o improvvisato.

Le ragioni internazionali: denuncia del massacro in Palestina e critica all’Occidente

Nel testo gli studenti collocano la loro protesta al centro della crisi in Palestina: condannano il governo israeliano per la distruzione deliberata di comunità civili e definiscono il quadro una situazione di genocidio, concentrandosi sugli ultimi due anni di violenze pur ricordando la complicità occidentale di lungo periodo.

Denunciano inoltre il sabotaggio degli aiuti umanitari e parlano di una crisi alimentare estrema segnalata anche da organizzazioni internazionali. Rivolgono accuse dirette agli Stati Uniti e agli alleati occidentali, che secondo loro finanziano o tollerano azioni che antepongono gli interessi capitalistici alla vita delle persone. Gli studenti spiegano che la protesta vuole anche esprimere solidarietà concreta alle scuole italiane già in occupazione e alle comunità palestinesi colpite.

Domanda di cambiamento interno: “didattica della paura”, CPR, carceri e solidarietà nazionale

Il comunicato amplia il campo delle rivendicazioni: gli studenti respingono la cosiddetta “didattica della paura”, cioè pratiche disciplinari e politiche pubbliche che reprimono il dissenso studentesco e condizionano il futuro degli adolescenti. Censurano provvedimenti disciplinari contro chi sciopera e denunciano aggressioni verbali e fisiche contro manifestanti.

Estendono la critica ai CPR e al sistema carcerario, che definiscono luoghi di violenza e deportazione, e citano aumenti di arresti e deportazioni nell’ultimo anno come parte della stessa logica repressiva. Infine, si dichiarano pronti a costruire momenti di confronto e azione collettiva, chiamando a “bloccare tutto” contro norme restrittive, gentrificazione e politiche migratorie considerate disumane.

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