Carta docenti ai precari: nuove vittorie a Milano e La Spezia
I tribunali confermano il diritto al bonus 500€ per la Carta docenti ai precari, citando la discriminazione. Asset Scuola riapre i ricorsi.
Nuove sentenze consolidano il diritto alla Carta docenti per precari. I Tribunali di Milano, Torre Annunziata e La Spezia hanno confermato l'orientamento nazionale, allineandosi a oltre 100 tribunali italiani. La questione centrale è la discriminazione di rilevanza comunitaria subita dai docenti a tempo determinato. Il bonus di 500 euro annuo, finora riservato ai colleghi di ruolo, spetta anche ai supplenti. Questa equiparazione, sostenuta da pronunce del Consiglio di Stato e della Cassazione, apre la strada ai rimborsi.
Il quadro giuridico e la svolta del Consiglio di Stato
Il riconoscimento della Carta docenti ai supplenti rappresenta una svolta significativa nel panorama giuridico scolastico italiano. Originariamente, l'articolo 1, comma 121, della Legge 107/2015 (nota come "La Buona Scuola") limitava il beneficio ai soli docenti assunti a tempo indeterminato. Questa esclusione è stata per anni oggetto di contenzioso legale. La svolta decisiva è arrivata con la sentenza del Consiglio di Stato (n. 1842/2022), la quale ha stabilito che negare il bonus ai precari costituisce una palese violazione del principio di non discriminazione.
I giudici amministrativi hanno sottolineato che la formazione e l'aggiornamento sono doveri professionali che incombono su tutto il personale docente, indipendentemente dalla natura del contratto. Escludere i precari significa creare una disparità di trattamento ingiustificata, in contrasto con la direttiva europea 1999/70/CE sui contratti a tempo determinato. Questo orientamento è stato poi blindato dalla Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con la sentenza n. 29961 del 27 ottobre 2023. La Cassazione ha confermato che il bonus di 500 euro non è un accessorio stipendiale, ma uno strumento essenziale per garantire la qualità dell'insegnamento e l'aggiornamento professionale, diritti che devono essere assicurati anche ai docenti con contratti a termine.
Carta docenti: a chi spetta e cosa si può recuperare
Il bonus, noto come Carta docenti, consiste in un portafoglio elettronico da 500 euro per anno scolastico, destinato all'acquisto di beni e servizi per la formazione professionale. Le sentenze recenti, incluse quelle della Corte di Giustizia Europea, hanno ampliato notevolmente la platea dei beneficiari. Non si tratta più solo dei docenti di ruolo. Il diritto è stato esteso ai docenti con contratto a tempo determinato annuale (scadenza 31 agosto) e a quelli fino al termine delle attività didattiche (scadenza 30 giugno). Le pronunce più recenti, tuttavia, si spingono oltre, riconoscendo il beneficio anche ai cosiddetti "supplenti brevi" o temporanei, purché abbiano svolto un numero significativo di giorni di servizio (spesso identificati in 180 giorni, anche non continuativi).
Fondamentale è l'aspetto della retroattività: i docenti precari possono richiedere gli arretrati, ovvero 500 euro per ogni anno di servizio svolto negli ultimi cinque anni, limite imposto dalla prescrizione quinquennale. Ciò significa che un docente che ha lavorato stabilmente come precario negli ultimi cinque anni può potenzialmente recuperare fino a 2.500 euro, oltre agli interessi legali. I fondi sono utilizzabili per acquistare libri, riviste, hardware (PC, tablet), software, corsi di aggiornamento presso enti accreditati, biglietti per musei, teatri e cinema.
Le recenti vittorie e le procedure di ricorso
Le sentenze menzionate nei Tribunali di Milano (RG N. 3027/25), Torre Annunziata (RG N. 6323/25) e La Spezia (RG N. 341/25) non sono casi isolati. Esse rappresentano la concreta applicazione dei principi stabiliti dalle corti superiori. Si stima che ormai oltre 100 tribunali in tutta Italia abbiano adottato lo stesso orientamento, condannando il Ministero dell'Istruzione a riconoscere il bonus ai ricorrenti. Questa ondata di accoglimenti ha spinto organizzazioni sindacali e associazioni di settore, come Asset Scuola, a riaprire i termini per le adesioni ai ricorsi collettivi o individuali.
È importante sottolineare che, nonostante le sentenze, il Ministero non ha ancora esteso automaticamente il beneficio a tutti i precari. Pertanto, per ottenere il riconoscimento del diritto e il pagamento degli arretrati, è attualmente necessario intraprendere un'azione legale specifica, presentando un ricorso al Giudice del Lavoro competente. Queste azioni legali mirano a far dichiarare il diritto del docente a ricevere il bonus per gli anni di precariato, superando l'illegittima discriminazione. Le numerose vittorie in tribunale stanno consolidando una giurisprudenza favorevole che rende l'esito dei ricorsi altamente probabile.