Dirigente Scolastica sanzionata con 400€: tutta colpa delle sue 'parziali' comunicazioni

Multa di 400€ ad una Dirigente Scolastica per comunicazioni parziali ai genitori sulla mancanza di insegnanti. La decisione della Corte d'Appello.

A cura di Scuolalink Scuolalink
21 ottobre 2025 13:00
Dirigente Scolastica sanzionata con 400€: tutta colpa delle sue 'parziali' comunicazioni - Sentenza del Giudice
Sentenza del Giudice
Condividi

La Corte d’Appello di Trieste ha confermato una sanzione disciplinare ad und dirigente scolastica. Il motivo? Aver fornito comunicazioni incomplete e "suggestive" ai genitori e alla stampa riguardo alla mancanza di insegnanti. La DS aveva indicato come unica causa i ritardi dell'Ufficio Scolastico provinciale. La sentenza n. 99/2025 stabilisce che questa comunicazione parziale viola i doveri di trasparenza.

Il caso della comunicazione 'parziale' del dirigente scolastico

La vicenda giudiziaria esaminata dalla Corte d’Appello di Trieste (sentenza n. 99/2025) ha origine dalle legittime proteste di un gruppo di genitori, seriamente preoccupati per la continua riduzione dell’orario scolastico dei propri figli a causa della cronica mancanza di docenti. Di fronte alle reiterate richieste di chiarimento sui motivi di tali ritardi nelle nomine, la dirigente scolastica ha scelto una linea comunicativa specifica. Sia attraverso note scritte indirizzate alle famiglie, sia tramite dichiarazioni rilasciate alla stampa locale, la dirigente ha attribuito la responsabilità esclusiva all'Ufficio provinciale.

La frase chiave utilizzata, e finita al centro del procedimento disciplinare, indicava la scuola come "in attesa delle nomine" da parte dell'autorità territoriale. Sebbene questa affermazione fosse tecnicamente basata su dati di fatto (le nomine erano effettivamente in ritardo), i giudici d'appello l'hanno definita "parziale e suggestiva". Secondo la sentenza, questa modalità comunicativa è stata giudicata idonea a suggerire che l'unica causa dei ritardi fosse l'inefficienza della pubblica amministrazione centrale, omettendo qualsiasi contesto aggiuntivo o spiegazione sulla complessità delle procedure interne.

I doveri di trasparenza violati e le motivazioni della Corte d'Appello

La Corte ha ampiamente argomentato la sua decisione, sottolineando che al dirigente competeva il preciso dovere di fornire spiegazioni complete sull'accaduto. Una corretta informazione verso l'utenza (i genitori) e un leale rapporto con l'amministrazione di appartenenza avrebbero imposto una descrizione più esaustiva. Sarebbe stato necessario, secondo i giudici, includere dettagli sulla complessità intrinseca delle procedure di selezione del personale, sulle difficoltà tecniche o organizzative interne alla scuola, o persino sulle frequenti rinunce da parte dei docenti convocati dalle graduatorie, un fattore che notoriamente rallenta l'intero processo di assegnazione delle cattedre.

Omettendo deliberatamente questi elementi, la dirigente ha proiettato un quadro distorto e incompleto che, nelle parole della Corte, può generare sfiducia e malintesi all'interno della comunità scolastica. La motivazione legale della sanzione si fonda quindi sulla palese violazione dei doveri di trasparenza, chiarezza e collaborazione, principi imposti ai dirigenti pubblici sia dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) dell'Area Istruzione e Ricerca, sia dal Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.

La decisione finale: conferma della sanzione da 400 euro

Esaminando nel merito il ricorso presentato dalla dirigente, la Corte d’Appello di Trieste ha rigettato le sue istanze, confermando in toto la responsabilità disciplinare. Un punto cruciale della sentenza, depositata lo scorso 18 ottobre, chiarisce che per integrare l'illecito disciplinare non è necessario dimostrare il dolo (ossia la volontà cosciente di nuocere all'amministrazione o di ingannare i genitori) o un danno materiale concreto all'istituzione scolastica.

La semplice violazione dei doveri di comportamento e di trasparenza, attuata tramite una comunicazione "suggestiva", è stata ritenuta sufficiente a giustificare l'intervento disciplinare. Di conseguenza, il collegio giudicante ha respinto tutte le domande dell'appellato, riformando la sentenza di primo grado che gli era stata favorevole. La sanzione pecuniaria di 400 euro, già comminata in sede amministrativa, è stata giudicata proporzionata alla gravità del comportamento tenuto dal dirigente. Oltre alla multa, il dirigente è stato condannato anche al pagamento delle spese di giudizio relative a entrambi i gradi del procedimento.

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail