Intervista esclusiva a Libero Tassella (SBC): il nodo del precariato

Un'analisi esclusiva sulle criticità del reclutamento scolastico e le soluzioni necessarie per contrastare il precariato nella scuola pubblica italiana.

A cura di Scuolalink Scuolalink
27 dicembre 2025 16:29
Intervista esclusiva a Libero Tassella (SBC): il nodo del precariato - Libero Tassella
Libero Tassella
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In questa intervista esclusiva di Scuolalink, Libero Tassella analizza le sfide del sistema scolastico italiano. Viene affrontato il tema del precariato storico e le inefficienze dei nuovi concorsi PNRR, cercando di delineare un futuro più stabile e giusto per tutti i docenti.

Il nodo reclutamento e la stabilizzazione dei precari: l'intervista a Libero Tassella (SBC)

La gestione del capitale umano resta il punto critico del confronto politico scolastico. Il sistema attuale, basato su procedure concorsuali PNRR spesso inefficaci, non ha risolto la piaga del precariato storico, alimentando spesso la disillusione. È necessario capire cosa ne pensa sulla reale fattibilità del "doppio canale" promosso da SBC e sulla sostenibilità economica dei percorsi abilitanti da 60 CFU, percepiti come una barriera all'ingresso ingiustificata per chi insegna da anni.

Il doppio canale è estendibile ai posti comuni senza veti costituzionali?

«Il precariato è stato da sempre la caratteristica delle politiche relative agli organici nella scuola in Italia. La scuola nel nostro Paese è vista più come una spesa da tagliare o al limite da contenere in ogni legge di bilancio e quest'ultima non fa eccezione. Ha lasciato i docenti per anni con contratti a tempo determinato al 30 giugno o al 31 agosto per pagarli di meno, in altre parole: con lo stipendio iniziale, rinviando per anni l'inquadramento retributivo (la ricostruzione di carriera) e risparmiando altresì sulle tutele contrattuali in specie per quanto attiene al regime delle assenze. Solo recentemente, ad esempio, dopo una serie di contenziosi tutti persi da parte dell'Amministrazione, ai docenti supplenti al 31 agosto al 30 giugno sarà garantito il bonus formazione (Carta del Docente) istituito dalla legge 107 del 2015. Tuttavia, assistiamo in Italia ad una graduale dismissione della scuola pubblica statale e questo avrà negli anni un'inevitabile ricaduta sul personale docente e ATA per quanto riguarda gli organici e il reclutamento. Intendo dire che con i tagli di organico si assumerà sempre di meno a tempo indeterminato e sempre più a tempo determinato; il precariato resterà ancora per molto tempo una caratteristica degli organici dei docenti, del resto in futuro io prevedo che la professione di insegnante sarà una delle professioni, se così possiamo ancora chiamarla, che per molti laureati potrebbe essere solo il lavoro iniziale nella long life lavorativa che in futuro potrebbe arrivare fino ai 70 anni di età».

I costi dei 60 CFU non rischiano di escludere i precari storici meno abbienti?

«Per quanto attiene al reclutamento abbiamo creato un sistema tanto complesso quanto farraginoso e costoso con i CFU, solo allo scopo di procurare notevoli vantaggi economici alle lobby della formazione, molto forti in Parlamento e al Ministero dell'istruzione e del Merito. E questo sistema è stato altresì codificato nel PNRR dall'ex ministro Patrizio Bianchi durante il governo tecnico Draghi. Ora questo sistema costituisce un vero e proprio ‘tappo’ per la stabilizzazione dei docenti, stabilizzazione che è una garanzia per la qualità della scuola, un sistema di reclutamento costoso e che respinge quei pochi giovani soprattutto di sesso femminile che si vogliono avvicinarsi alla docenza nei prossinsimi anni. Con un simile reclutamento e con stipendi da fame, se paragonati agli stipendi degli altri insegnanti in Europa, penso alla Germania, alla Francia e alla stessa Spagna, chi volete che intraprenda un lavoro del genere in un contesto dove cominciano a profilarsi pratiche di mobbing orizzontale e verticale, dove monta la violenza da parte di genitori e degli alunni, dove aumentano le malattie professionali, come ci ha detto il Dott. Lodolo D'Oria, mentre diminuisce o meglio si è annullato la considerazione sociale dell'insegnante».

Come tutelare gli idonei 2020 che rischiano di decadere con i nuovi concorsi?

«Per questo poiché avremo bisogno di insegnanti dovremmo assumerli e semplificare le procedure di assunzioni fidelizzando il personale per i prossimi tre o quattro decenni. Da qui io credo che sia ormai indispensabile non istituire elenchi regionali di abilitati come è stato fatto per il concorso del 2020, bensì graduatorie di immissioni in ruolo dove inserire tutti coloro che hanno conseguito un'idoneità con procedura concorsuale, graduatorie regionali ma anche con opzioni nazionali. Chi vuole stabilizzare il suo lavoro va dove c'è domanda di insegnanti, anche perché in futuro la scuola sotto casa sarà un miraggio per tutti e l'individuazione di soprannumerari, non l'eccezione ma la regola».

Prevedete un nuovo record di supplenze o le immissioni copriranno il turnover?

«Ogni anno a settembre e anche a seguire, fino al 31 dicembre, lo Stato firma oltre 200.000 contratti a tempo determinato, attribuendo le supplenze con un algoritmo che ha destato non poche polemiche e che per il prossimo anno dovrà prevedere finalmente qualche correzione, tipo il ripescaggio invano richiesto negli anni precedenti dai sindacati della scuola. Vedremo. Per quanto riguarda le assunzioni che si fanno in estate. I posti assegnati sono sempre inferiori al turn over, turn over che con l'inserimento delle norme pensionistiche che saranno introdotte dalla recente legge di bilancio sarà destinato a diminuire sensibilmente nella sua consistenza.

Cambiate le norme molti docenti saranno costretti a restare in servizio dopo decenni di lavoro usurante, pur non riconosciuto, e dopo aver cumulato stanchezza e demotivazione. Anche se, sembrerà paradossale, tra 20 anni, come dicevo in precedenza, noi non riusciremo più a trovare insegnanti come già accade sia pur a macchia di leopardo in alcune zone del paese soprattutto nel nord ovest e nel nord est. Inoltre, sta accadendo un fenomeno nuovo: molti insegnanti del Sud non sono più disponibili a trasferirsi al Nord come accadeva in passato, non è possibile lavorare per sopravvivere al Nord con stipendi sotto la soglia della povertà. Insomma, si lavora al nord per essere povero. Ecco perché bisogna stabilizzare i rapporti di lavoro nella scuola e anche con una certa urgenza. Invece si fa il contrario aumentando negli anni il numero dei contratti a tempo determinato. Mi domando chi in futuro vorrà fare un lavoro complesso, sottopagato, pericoloso e sottoposto ad un management autoritario come quello degli attuali DS?».

Conclusioni

Libero Tassella delinea dunque un quadro allarmante del sistema scolastico italiano, segnato da un precariato cronico e politiche di reclutamento farraginose come i 60 CFU. La mancata stabilizzazione, unita a stipendi inadeguati e condizioni di lavoro logoranti, rischia di svuotare le aule, rendendo la professione docente sempre meno attrattiva, mettendo a rischio il futuro della scuola pubblica italiana.

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