Nido e infanzia 0-6 anni: partecipazione e disparità per i bambini stranieri
Nel 2023/2024 solo il 14,7% dei bambini stranieri 0-2 anni accede al nido, con forti disparità territoriali e gestionali tra Nord e Sud, pubblico e privato.


Quasi il 40% dei asili nido accoglie almeno un bambino straniero, ma le disparità territoriali e gestionali restano marcate. Il nuovo rapporto 2023/2024 sui servizi educativi per l’infanzia evidenzia differenze di accesso tra Nord e Sud, pubblico e privato, e tra italiani e stranieri, con forti implicazioni per le politiche di inclusione.
Quasi un nido su due al Nord accoglie bambini stranieri
Nel 2023/2024, il 39,8% dei nidi e delle sezioni primavera ha accolto almeno un bambino straniero, ma con ampie variazioni territoriali: al Nord si arriva al 49,8%, mentre al Centro si registra un 40,8%, in linea con la media nazionale. Nel Mezzogiorno il dato crolla al 18,4%, rivelando una profonda frattura geografica nell’inclusione educativa. La partecipazione dei bambini stranieri è considerata un indicatore chiave per misurare il grado di accessibilità e di apertura del sistema educativo nelle fasce più delicate dello sviluppo infantile.
I servizi pubblici accolgono più bambini stranieri dei privati nel Nido
Nei servizi pubblici la presenza straniera è decisamente più alta (57,2%) rispetto ai privati (29,6%). La percentuale sale ulteriormente nei nidi gestiti direttamente dagli enti locali (64,4%) e raggiunge il 68,8% nel Nord Italia. I servizi privati non convenzionati sono quelli con la minore incidenza di iscritti stranieri (23%), una quota che scende fino all’11,5% nelle strutture private del Mezzogiorno. Questo divario riflette non solo le scelte delle famiglie, ma anche le politiche di accoglienza adottate dalle diverse tipologie di gestori.
Una su tre le famiglie straniere escluse dai servizi 0-2 anni
I bambini stranieri rappresentano il 6,3% degli iscritti nei servizi 0-2 anni, ma costituiscono il 13,2% della popolazione residente nella stessa fascia d’età, rivelando un forte sottoaccesso. Il tasso di frequenza nazionale è del 14,7% per i bambini stranieri, contro il 33,1% dei bambini italiani. Anche in questo caso, emergono diseguaglianze geografiche: Nord 16,1%, Centro 15,8%, Sud appena 6,8%. Nei servizi pubblici si registra una media di 9,2 bambini stranieri ogni 100 iscritti, valore che scende a 3,9 nei servizi privati, con punte massime del 10,8% nei nidi gestiti direttamente dal pubblico.
Criteri di accesso poco inclusivi penalizzano le famiglie migranti
Le difficoltà di accesso ai nidi da parte delle famiglie straniere dipendono in parte dai criteri adottati dagli enti locali. Solo il 7% dei comuni considera lo status di rifugiato, ma soltanto il 5,2% lo riconosce come priorità assoluta. Inoltre, appena l’1,8% dei comuni tiene conto del background migratorio come criterio, senza attribuirgli punteggi massimi. Tali dati segnalano una scarsa considerazione delle vulnerabilità legate alla condizione migratoria, ostacolando il pieno inserimento dei bambini nei servizi educativi. Per la fascia 3-5 anni, invece, l’84,4% dei bambini stranieri frequenta la scuola dell’infanzia, con una copertura più uniforme tra Nord (89,1%), Centro (78,2%) e Sud (73,6%), ma sempre inferiore a quella degli italiani (95,9%).